Dubbio © N. c.
Durante una passeggiata tra Fagna e Petrona, l’autore incontra un anziano saggio che lo invita a cercare sempre “più in alto” per dare un senso alla vita, salendo gradualmente fino ad ampliare l’orizzonte. Da qui inizia una riflessione ampia e amara sulla condizione umana.
Osservando la realtà circostante, l’autore percepisce disordine e smarrimento: guerre senza senso, come quella di Putin in Ucraina, perdita di valori morali, condizionamenti occulti, assenza di riferimenti etici o religiosi solidi. La pandemia e i cambiamenti sociali sembrano aver accelerato il caos, cancellando la distinzione tra bene e male.
Si interroga sull’esistenza di Dio, sul libero arbitrio e sul perché dell’uomo, senza trovare risposte definitive. Nota che la conoscenza umana, pur avanzando, accresce i misteri insolubili. Guerre, catastrofi naturali e degrado morale sembrano segnali di un’umanità in declino. La vita appare un enigma: perché nasciamo, perché moriamo, cosa c’è dopo?
Ripercorrendo la storia delle religioni, dall’antichità al cristianesimo, l’autore riconosce il loro tentativo di dare senso all’esistenza, ma lamenta che nessuna fornisca prove certe. Pur avendo ricevuto un’educazione cattolica e riconoscendo in essa una guida etica, resta insoddisfatto. Vorrebbe una conferma tangibile dell’esistenza di Dio e di un disegno superiore.
Racconta un episodio familiare legato a Padre Pio, che predisse per lui un destino spirituale, e ammette che questa profezia ha alimentato la sua ricerca. Tuttavia, rimane il dubbio: non esistono prove che i morti vivano in un aldilà e possano interagire con noi.
Alla fine, l’autore si arrende alla consapevolezza che il mistero forse non sarà mai svelato. Pur chiedendo a Dio fede, conoscenza e amore, ammette la possibilità di non trovare mai una risposta, ma di dover continuare a vivere cercando di mantenere un’etica ereditata dalla famiglia.
Articolo a cura di Pierluigi Recati
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