Asmaa Gracem, l'imprenditrice fiorentina che ha rilevato il Prato © facebook
Due città, due anime diverse ma da sempre intrecciate: Prato e Firenze, distanti pochi chilometri e unite da una storia fatta di rivalità, intrecci economici, culturali e… calcistici.
Dal sogno viola del presidente pratese Enrico Befani al nuovo corso biancazzurro con Asmaa Gacem, il calcio torna ad essere ponte tra le due città toscane.
Due città così vicine e così diverse. Due anime orgogliose della loro identità e di quei pochi chilometri che le dividono.
Pochi chilometri che un tempo erano un susseguirsi di campi e paduli e che oggi, complice una crescente urbanizzazione, quasi non si distinguono più nei confini.
Firenze e Prato, orgogliose e diverse, sono da sempre considerate rivali, eppure le loro storie si sono spesso intrecciate.
Nobile e fiera la prima, con la sua arte e la sua storia; concreta e operaia la seconda, che a quella ricchezza ha contribuito con i suoi tessuti, i suoi telai e la maestria dei suoi uomini e delle sue donne.
Anche nel calcio i loro destini si sono incrociati più volte.
Prato si innamora del pallone all’inizio del Novecento, nei cortili delle fabbriche tessili, grazie ad alcuni giovani che avevano assistito a partite a Firenze, Genova e Torino, e che portarono questo sport in città.
È il 1908 quando Gino Barni, studente di buona famiglia, insieme ad atleti e docenti dell’associazione “Etruria Ginnastica e Scherma”, oltre ad alcuni imprenditori tessili che finanziarono le prime divise e i palloni cuciti a mano, fonda il Prato Sport Club. Uno dei sodalizi più antichi della Toscana, con colori sociali bianco e azzurro.
L’anno successivo, la “Manchester d’Italia” – così veniva soprannominata Prato per il suo tessile – disputa la sua prima partita ufficiale contro una selezione fiorentina.
Destini che s’incrociano.
Il Prato vive il suo periodo d’oro calcisticamente parlando negli anni ’50, quando milita stabilmente in Serie B, sfiorando la promozione in Serie A sotto la guida di Gipo Viani, allenatore che rivoluzionò il calcio italiano con il suo modello tattico, il celebre vianema, precursore del catenaccio.
All’inizio di quegli stessi anni ’50, in un’Italia povera ma in crescita, un imprenditore pratese visionario riscrive la storia del calcio toscano:
Enrico Befani acquista la Fiorentina, impostando un progetto imprenditoriale e sociale lungimirante, fatto di pianificazione e investimenti oculati.
Il frutto di quel lavoro arriva nel 1955-56, quando la Viola conquista il suo primo scudetto con 60 punti in 34 partite, una sola sconfitta e con una delle difese meno battute d’Europa. Il primo titolo vinto da una squadra a sud dell’Appennino.
Quella Fiorentina diventa anche la prima squadra italiana a disputare una finale di Coppa dei Campioni, persa al Bernabeu contro il Real Madrid di Gento e Puskás.
Destini che s’incrociano.
Enrico Befani resta forse il primo vero ponte tra il calcio di Prato e quello di Firenze. Un uomo che, pur facendo grande la squadra gigliata, non ha mai rinnegato le sue radici pratesi.
Il Prato, dopo dieci stagioni in Serie B e cinquantacinque in Serie C, negli ultimi anni è scivolato in Serie D, con alterne vicende societarie e una lenta discesa verso l'anonimato calcistico.
Nessun nuovo Befani e nessun altro pratese all’orizzonte, nemmeno nei giorni più bui, quelli giocati sul filo del rasoio della mancata iscrizione al campionato, che avrebbe significato la scomparsa del club dopo oltre cento anni di storia.
E pensare che Prato è la città dove nel 1975 un giovanissimo Paolo Rossi segna il suo primo gol da professionista, e dove hanno giocato o allenato Alessandro Diamanti, Bobo Vieri, Enzo Bearzot, Walter Mazzarri e Maurizio Sarri. Una storia gloriosa del calcio italiano, data ormai per spacciata.
Destini che s’incrociano.
A salvare il Prato, percorrendo in direzione opposta rispetto a Befani quei pochi chilometri tra Firenze e Prato, è oggi Asmaa Gacem, giovane imprenditrice fiorentina.
Con la sua Finres Spa e un’operazione finanziaria da 800 mila euro, rileva la società e ne evita il fallimento.
Il progetto, che verrà svelato nei prossimi giorni, si preannuncia ambizioso. E Gacem rassicura: “Chi ha fatto affari con me non ha mai avuto nulla da eccepire”.
Il fiordaliso torna a splendere, e ancora una volta, Prato e Firenze si stringono in un destino incrociato fatto di passione, impresa e calcio.


