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Il Pagellone della elezioni in Toscana: chi sale e chi affonda nel grande teatro della politica regionale

Il nostro pagellone senza sconti: chi ha brillato davvero e chi è rimasto impantanato nel fango delle promesse.

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Elezioni regionali. Il pagellone Elezioni regionali. Il pagellone © Ok!News24
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A una settimana dal voto regionale toscano, che ha confermato per altri cinque anni il presidente Eugenio Giani, nel consueto panorama — tipico di ogni tornata elettorale — dove tutti vincono e nessuno perde, noi giochiamo a dare i numeri.
E sottolineiamo che nemmeno l’eterno Eugenio può davvero gongolare, stretto com’è tra una maggioranza difficile da tenere in piedi in aula e un’anemia di voti Dem nel fortino rosso dei collegi fiorentini.
Un segnale che, più che una vittoria, dovrebbe far riflettere.


PROMOSSI

Antonella Bundu 10
E’ lei indubbiamente la vera trionfatrice della tornata elettorale.
Snobbata persino dalle grafiche televisive secondo le quali il duello era ristretto al dualismo Giani-Tomasi ha saputo sfruttare alla grande le frammentazioni dell’ala più a sinistra dei dem e imporsi come vera sinistra alternativa.
Favorita anche dal suicidio politico del Movimento Cinque Stelle e di Avs che si sono fatti ammaliare e stringere in un abbraccio per loro mortale dalle promesse di eterno Eugenio in cambio di un assessorato ha fatto il pieno in ogni angolo della regione, anche nell’anarchica provincia di Massa Carrara.
La ricciolona sicuramente supportata dal suo alter ego politico Dmjtri Palagi rappresenta la vera sinistra, quella che piace ai nostralgici dell’Unione Sovietica e ai giovani alternativi e sfonda nonostante qualche scivolone come quello di voler sbianchizzare il mondo.

Francesco Casini 9
Ancora un trionfo personale per l’ex sindaco di Bagno a Ripoli che spinge in alto la Casa Riformista, nuovo nome dell’ex Italia Viva già rottamata dal rottamatore Matteo Renzi che continua a scalpitare in cerca di una collocazione politica che lo faccia sfondare, meglio se al centro per conquistare i favori dei nostalgici della Balena Bianca.
Faccia pulita da bravo ragazzo, sorriso a trentadue denti perennemente stampato sul volto accompagnati da una dialettica moderna ed efficace e una capacità di saper galleggiare fra le fronde non indifferente scala velocemente le posizioni della politica forte e fiero della medaglia sul petto della realizzazione del Viola Park.
Dopo due mandati da sindaco di Bagno a Ripoli dove restringere le sue capacità alla sola realizzazione della casa viola sarebbe ingeneroso e una buona stagione in Palazzo Vecchio fa l’ulteriore salto forte di un consenso personale che vale più del grande investimento fatto per una campagna elettorale molto spinta sull’acceleratore.

Matteo Biffoni 9
Facciamo un salto nella vicina Prato perché non possiamo ignorare quello che è il recordman assoluto delle preferenze.
L’ex sindaco di Prato sfonda il muro record delle 22.000 preferenze personali forte della sua popolarità in città e delle congiunture a lui favorevoli di una nuova classe dirigente che nella città laniera si è fatta male sia a destra (per le rivalità e cattiverie interne) che a sinistra per la vicenda della sindaca per una sola stagione che ha portato al commissariamento della città.
Molti lo vorrebbero vedere di nuovo sindaco di Prato e non è detto che non ci pensi.
Per ora entra con questo suo record in Palazzo del Pegaso dove il Presidente non potrà certo ignorare i suoi numeri e la sua posizione decisamente contraria all’ampliamento dell’ aeroporto. Difficile che si accontenti del seggio di consigliere.

Lorenzo Falchi 9
Anche un altro sindaco della Piana fa il botto di voti ed è quello di Sesto Fiorentino.
La cosiddetta Stalingrado fiorentina si conferma più a sinistra della sinistra guidando il trionfo di Avs e del suo sindaco che ricordiamo aver detronizzato da Sesto il partitone proprio per la sua posizione netta e contraria contro lo sviluppo dell’aeroporto di Peretola.
I suoi oltre 5000 voti peseranno come un macigno sul testone del Presidente, pure lui residente a Sesto, che sa bene come lo sviluppo di Peretola non può essere solo una bella cartolina da sbandierare in campagna elettorale.
Specie se i voti degli alleati hanno rappresentato il vaso comunicante di quelli persi dai Dem.

Matteo Zoppini 8
Passiamo alle opposizioni per registrare l’exploit personale dell’enfant prodige dei meloniani fiorentini ovvero del giovin Zoppini già ruspante e rampante consigliere comunale a Impruneta che ha fatto già girare la testa e non solo alla locale amministrazione per il suo piglio e che nell’ampio e difficilissimo collegione che va dall’alto Mugello ai crinali del Chianti passando per il Valdarno ha sconfitto la favorita e uscente consigliera Elisa Tozzi che male ha digerito la sua sconfitta levandosi pubblicamente qualche sassolino dalle scarpe e facendo trasparire un partito che a livello locale non sfonda come potrebbe forse perché troppo lacerato da divisioni interne.
Nella provincia di Firenze poco convince la tessitura politica più moderata degli ex usciti da Lega e Forza Italia.

Andrea Vannucci 8
Nel listone del Pd la lotta si sapeva sarebbe stata fraticida poiché sull’altare del campo largo si dovevano sacrificare molti consiglieri anche dell’imposizione scheleriane dall’alto dei bloccati e confermati Iacopo Melio e Simona Querci.
La lotta interna alle anime del Pd ha visto sacrificato uno dei due candidati nardelliani e fra Andrea Vannucci e Cristina Giachi a spuntarla è stato l’ex assessore allo sport e al welfare di Nardella che con una campagna elettorale porta a porta e telefono per telefono si è assicurato il secondo mandato al palazzo del Pegaso.

Saverio Zeni 8
Tanto per far saltare ancora la mosca al naso di coloro che nel corso di questa campagna elettorale si sono permessi di giudicare il mio lavoro e quello dei miei redattori senza però guardarsi in casa e senza considerare che il pluralismo e l'anima della democrazia e che dovrebbero essere grati all'unico foglio libero e non allineato del territorio regalo un grande voto al nostro editore che dopo la discesa in campo dello scorso anno come candidato sindaco a Dicomano ha tentato ancora di far scricchiolare il fortino rosso mugellano riuscendoci in parte perché il numero delle preferenze personali ottenute dovrebbero far riflettere i vertici nazionali del partito che fu di Berlusconi che pur raddoppiando a livello regionale i seggi regionali continua a non sfondare per personalismo ormai stanchi e superati.

Stefania Saccardi 8
L’esperienza, la coerenza, la disponibilità e il suo saper stare sia fra la gente che nelle stanze dei bottoni lanciano ancora in alto la “donna al comando” renziana che anche in questo giro ottiene un numero enorme di preferenze nonostante il rampante Casini.
Impossibile per il riconfermato eterno Eugenio non garantirle una poltrona di rilievo anche perché oggi più che mai, con la macedonia elettorale che ha tirato su, avrà bisogno delle capacità di mediazione e della vocazione politica dell’ex vicepresidente, capace nella precedente consiliatura di gestire alla grande anche il portafoglio della sanità toscana che abbiamo visto bene in altre mani dov’è sprofondato. Cedere alle imposizione del Nazareno sarebbe l'inizio della fine. Saccardi c'è e di lei c'è bisogno.

Guglielmo Mossuto 7
L’avvocato fiorentino fa anche questo giro il pieno di preferenze e in una Lega in caduta libera è stato strategicamente sbagliato ignorare il bottino di consensi di  questo campione di preferenze.
Il generale al comando del battaglione leghista regionale, non ne ha azzeccata una dimostrando che fra il dire e il fare ci sono di mezzo gli elettori.
Se la Lega non è sprofondata del tutto non lo deve certo all’ascesa meloniana ma all’imposizione vannacciana dell'anonimo Massimiliano Simoni che di fatto rimane l’unico consigliere superstite eletto in regione dopo l’emorragia elettorale.
Ignorare chi come Mossuto che sul territorio, giorno dopo giorno, fa un lavoro egregio e certosino per far sventolare alta la bandiera di Alberto da Giussano è stata una follia pagata cara.

Eugenio Giani 6
Il voto è volutamente striminzito e il sei politico è perfetto perché non dobbiamo fermarci alla sbornia post vittoria ma guardiamo oltre ovvero alla governabilità della Toscana e perché è inevitabile partire da lui l'inossidabile eterno Eugenio che in 40 anni di politica attiva ha sempre ricoperto qualche ruolo di primo piano facendosi scivolare addosso ribaltoni e spaccature e persino il passaggio dell'uragano prima repubblica con tangentopoli annessa.
Da socialista fu eletto per la prima volta consigliere comunale, un'era geologica politicamente parlando fa ma già prometteva un nuovo e più grande aeroporto per Firenze.
Preparato culturalmente e dotato di una dialettica sorniona e accattivante vive da molti anni davanti alle telecamere che sa magistralmente gestire e che gli sono valse una popolarità inossidabile in ognuno dei 273 comuni della regione che ha personalmente visitato per qualche taglio del nastro e inaugurazione da Abbadia San Salvatore a Zeri.
Deriso dai nemici come "re delle tartine" ha fatto del presenzialismo una cifra che gli è valsa anche la riconferma facendo superare i mal di pancia perfino alla segretaria Elly Schlein che non lo voleva e che grazie a lui invece può cantare vittoria dopo le due batoste delle Marche e della Calabria.
Ora per lui viene il difficile, governare.
Per raggiungere l'obiettivo ha stretto mani e accordi in cui ha dovuto mettere in discussione capisaldi del suo programma (ancora aeroporto e acqua pubblica ad esempio) e che ora, quando i nodi verranno al pettine dovrà mediare con chi lo ha portato alla riconferma nel Palazzo del Pegaso.


GLI SCONFITTI

Cristina Giachi 5
La cazzuta ex vice sindaca nardelliana emigrata da Palazzo Vecchio in regione in “corso d’opera” dopo una consiliatura abbastanza sottotono rispetto al cipiglio e alle potenzialità espresse in comune ha pagato la sua trasparenza e il campo largo nonché l’appartenenza all’ala nardelliana irrisa al Nazareno nella lotta fraticida del listino bloccato che l’ha messa a duello col compagno di tante battaglie Andrea Vannucci.
Adesso per lei un ritorno a Palazzo Vecchio con qualche incarico studiato ad hoc oppure un sabbatico momento di riposo.

Cristiano Benucci 5
Altra vittima illustre del listino bloccato imposto dal Nazareno e l’ex sindaco di Reggello Cristiano Benucci che nonostante una campagna elettorale porta a porta com’è nel suo stile e come è sempre stato abituato a fare anche nei suoi dieci anni da sindaco paga l’ampiezza del territorio e non ottiene vantaggi dall’essere un consigliere uscente.
Se molto noto è nella zona del Valdarno, mai o quasi si è visto dalle parti dell’alto Mugello e questo in un collegio ampio e poco eterogeno nell’urna si paga.
Adesso anche per lui è il tempo delle riflessioni e del fermo un giro. Il gioco dell’oca potrà riprendere più avanti, del resto è ancora giovane.

Elisa Tozzi 4
Sul fronte del centrodestra rimane fuori dal consiglio regionale la consigliera ex Lega che paga la concorrenza con il giovane e rampante Zoppini in un collegio come abbiamo detto molto largo e poco eterogeneo dove nella consiliatura precedente ha brillato per presenzialismo ma mancato forse di piglio e concretezza.
Una politica navigata a cui il boccone amaro della sconfitta non è andato proprio giù come dimostrano gli sfoghi che ha consegnato a peritura memoria ai social e che non fanno bene né a lei né alla coalizione che si conferma spaccata nelle sue due anime.
Peccato, sarebbe stato meglio lavare i panni sporchi in casa e non mostrare pubblico livore.

Silvia Noferi 4
L’ex grillina della prima ora che nell’ultimo anno di consiliatura ha abbandonato il movimento per migrare in Avs non è stata premiata dalla sua scelta e non ha ottenuto la riconferma a cui sicuramente ambiva.
Penalizzata dalla presenza del capolista Lorenzo Falchi re di preferenze la Noferi ha sbagliato strategia politica e non ha convinto.
Da una sanguigna come lei che per anni, prima in Palazzo Vecchio e poi in quello del Pegaso, ha tenuto alta la bandiera del Movimento “duro e puro” forse la base non si aspettava il tradimento.
L’accusa è stata netta: quella di cercare una riconferma dato che per il Movimento avrebbe dovuto dirgli di farsi da parte dopo qualche scivolone imbarazzante e la nota litigiosità con le compagne di partito. Se in Palazzo Vecchio è riuscita ad affossare la mite Xekalos in regione niente ha potuto contro l’inossidabile Galletti e a lasciarci le penne è stata lei.

Titta Meucci 3
Il voto è impietoso e non ce ne voglia. Anche se apprezziamo la voglia di rimettersi in gioco alla soglia degli ottanta anni e lo spirito di servizio verso la Casa Riformista crediamo che, con tutto rispetto, sia il momento della pensione per questa donna del fare che ha attraversato un trentennio di politica fiorentina, sempre ai vertici.
Dopo “l’imposizione” renziana a Palazzo Vecchio nella scorsa consiliatura per darli assessorato dopo il rimpastino e dopo l’anonimo passaggio alla protezione civile è stato il voto delle urne ad aver detto alla buona Titta che è forse giunto il momento di ritirarsi dalla politica attiva.

Lorenzo Masi 3
L'avvocato fiorentino considerato un prossimo di Giuseppe Conte non sfonda nel listino cervellotico messo su dal Movimento Cinque Stelle.
Lui che forse già considerava sua una poltrona in regione ha dovuto soccombere davanti al carneade Rossi Romanelli imposto come capolista proprio a causa della rivalità storica fra Masi e De Blasi che dopo essersi scannati a Palazzo Vecchio si sono cannibalizzati a vicenda.
Se per l'ex candidato sindaco De Blasi ha pesato l’assenza negli ultimi anni da Palazzo Vecchio dove nella precedente consiliatura si è speso come un matto con passione ed entusiasmo per Masi la sconfitta e netta nonostante un investimento monster in campagna elettorale.
II suo atteggiamento percepito come paraculista e come eterno cacciatore di poltrona non ha convinto. Che sia giunto il tempo di cambiare casacca per seguire le sue mire?
 

 

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