Strega al rogo © DP
Non solo folclore e intrattenimento. La “Notte delle Streghe”, in programma il 16 agosto a Marradi e promossa dall’amministrazione comunale insieme alla Pro Loco, incassa anche una voce fortemente critica. Un lettore di Brisighella, Davide Milazzo, ha inviato una lunga lettera in cui denuncia quella che definisce una “banalizzazione” di uno dei massacri di donne più feroci della storia. Secondo Milazzo, alcune iniziative in calendario – come la “caccia alle streghe” in forma di concorso fotografico e la sfilata dei “Sette vizi capitali” – trasmetterebbero un messaggio superficiale e complice nei confronti di un’ideologia che, nei secoli passati, ha giustificato persecuzioni e roghi. Particolarmente contestata anche la conclusione della serata con il “tradizionale rogo sulla sponda del fiume”, definita «una messa in scena macabra» e irrispettosa verso le vittime storiche. Di seguito, il testo integrale della lettera ricevuta dalla redazione:
16 agosto a Marradi: divertimento e folclore su uno dei più feroci massacri di donne della storia
Questo sarebbe il titolo più appropriato di quell'evento organizzato dall'amministrazione comunale e dalla Proloco di Marradi (FI), denominato invece "La notte delle streghe". Passeggiando per il centro del paese mi è capitato di leggerne il programma, e mi ha talmente colpito da decidermi di togliere del tempo al mio riposo estivo per pensare, scrivere, prendere posizione. Mi auguro serva a scuotere qualche coscienza, e che ci siano altri a non fare finta di niente.
Leggo nel programma: "concorso fotografico caccia alle streghe". "Sfilata dei sette vizi capitali".
Già su questo ci sarebbe molto da dire, sul fatto cioè di derubricare a giocoso concorso un evento così tragico come la "caccia alle streghe", una delle pagine più vergognose e cruente, quanto rimosse, della storia moderna.
L'accostamento poi con i "7 vizi capitali" suggerisce uno sguardo per lo meno acritico, se non complice, verso l'ideologia bigotta e moralista che veniva evocata per giustificare quel massacro di donne da parte dei tribunali dell'inquisizione cattolica e delle corti "civili".Ma la cosa più inaccettabile del programma è il finale, che promette "il tradizionale rogo sulla sponda del fiume".
Una messa in scena macabra, dal quale sorge la domanda che faccio direttamente agli amministratori comunali: vi rendete conto della gravità di un'operazione che riduce uno sterminio di donne a folclore e festosa sagra paesana?
Dubito faccia parte della vostra cultura politica la sensibilità per questo tema, ma in ogni caso per cose di questa gravità ignorantia non excusat. E ai cittadini che senza farsi domande vi prenderanno parte chiedo: vi rendete conto di quale messaggio rafforzate, e cosa trasmettete ai vostri figli?Non voglio qui addentrarmi troppo in questioni storiografiche.
È difficile avere una stima precisa di quante donne siano state massacrate durante la caccia alle streghe. A seconda delle ricerche la cifra varia dai trenta milioni in Europa, in sei secoli, a poche centinaia di migliaia. Dipende se farla iniziare dal medioevo, quando erano accusate di stregoneria donne legate ai movimenti eretici che contestavano l'orientamento sessuofobo e misogeno della chiesa cattolica, spesso con contenuti sociali di stampo egualitario. Oppure dalla fine del 1400, quando la caccia alle streghe diviene parte fondante dell'accumulazione originaria del capitalismo nascente. Ma le cifre non sono poi fondamentali. Il capitalismo nasce e si sviluppa su quell'olocausto e su un altro massacro gigantesco ed egualmente rimosso: il colonialismo. I due fenomeni sono strettamente collegati, ma allargherei troppo il discorso in questa sede.Basti dire in questo articolo, che le cosiddette streghe erano persone che detenevano una (e molteplici) visione tradizionale del corpo, della natura, della medicina. Erano quindi levatrici, guaritrici, erboriste, sciamane. E spesso si trovavano ad essere a capo delle rivolte contadine che si opposero strenuamente alla soppressione di ogni forma di organizzazione comunitaria, ben vive durante tutto il medioevo, da parte del capitalismo delle origini (vedi eliminazione delle terre comuni e forme collettive di organizzazione locale). Oltre ad essere una tragedia dal punto di vista umano, che come tale meriterebbe ben altro rispetto quando vi si accosta, il risultato di quei fatti è l'eradicazione violenta e quasi totale dei saperi e delle pratiche popolari che finirono al rogo con quelle donne coraggiose, ribelli e resistenti.
Oggi quasi niente sopravvive dell'antica medicina sapienziale legata ad una concezione di appartenenza alla natura, invece che di dominio violento su di essa. Su quelle ceneri è stata impiantata la medicalizzazione così come la conosciamo, nel bene e nel male. Sta di fatto che personalmente rivendico l'attualità di collegarsi a pratiche, visioni e saperi che non siano basate sulla malattia come business, sulla distruzione delle risorse, sulla messa a profitto, da parte di un'esigua minoranza della specie umana, di quel che dovrebbe appartenere a tutti i Viventi: umani, animali, vegetali.
Rivendico di poter sentire quelle donne trucidate come sorelle, e ultime testimoni viventi di una vita in cui contava l'armonia con il creato e con le energie in esso operanti. Per queste ragioni trovo profondamente offensiva l'iniziativa del comune e della proloco di Marradi, che tutti dovrebbero boicottare. Di fatto banalizzare e ridurre a sagra di paese quei fatti è un'operazione di revisionismo storico.Non sarebbe meno grave celebrare il nazi fascismo e la Shoha.
O l'odierno genocidio del popolo palestinese.
O la folle corsa al riarmo e alle logiche di guerra cui anche il nostro paese sta contribuendo su tutti gli scenari internazionali, dal medio oriente all'Europa.Soprattutto in questa fase storica in cui le élites dominanti costruiscono ogni giorno uno scenario che rende la terza guerra mondiale un'opzione possibile, è semplicemente vergognoso, violento e irresponsabile trasmettere tanta pochezza culturale, anziché impegnarsi per trasmettere i valori della pace, del rispetto e della non violenza.
Davide Milazzo


