x
OK!Mugello

Il doping e le speranze dei giovani. Riflessione di un campione...

  • 3314
Il doping e le speranze dei giovani. Riflessione di un campione... Il doping e le speranze dei giovani. Riflessione di un campione... © n.c.
Font +:
Stampa Commenta

Da Giacomo Tagliaferri, mugellano e campione italiano di Maratona (Venezia 1992) riceviamo e pubblichiamo questa appassionante e lunga riflessione sui valori dello sport e l'uso del doping. Buona lettura:

In questo periodo di crisi profonda, e non intendo tanto quella economica quanto quella morale e culturale, ho riflettuto spesso sull’importanza  e il valore  dei  giovani. Quali le loro aspettative !? quali le loro speranze !? quale futuro !? Le riflessioni che seguono sembrano considerare  un solo argomento, lo sport; tuttavia credo possano essere replicate in molti campi  sociali e culturali  che riguardano la vita di tutti  noi  e ovviamente anche dei giovani. In merito a quello che è successo negli ultimi giorni riguardo alla vicenda Lance Armstrong  in particolare (doping  in generale), ho riflettuto molto sia come Uomo che come ex atleta  e tutt’ora sportivo.  In tal senso ho la necessità di esprimere delle considerazioni  e  dei pensieri che da tempo  ho maturato  e che ho ritenuto necessario  vergare  in queste pagine. In realtà il problema doping è un problema assai annoso  e  all’apparenza difficile da risolvere o quantomeno da contrastare prontamente e in modo efficace. Come Uomo e cittadino posso esprimere quello che ogni singola persona immagino possa pensare: è una pratica assolutamente da combattere e  da  osteggiare con tutti i mezzi possibili. Il singolo cittadino, specialmente chi non pratica e non ha praticato sport,  tende a  considerare gli sportivi di alto livello tutti uguali e tutti dediti alle stesse pratiche più o meno illecite.  Il pensiero comune  sembra  gettare tutti (gli atleti),  indistintamente, nello stesso calderone all’occorrenza  arricchito di sostanze  che migliorino la loro performance. Da ex atleta ho qualcosa in più da aggiungere e per farlo vorrei ripercorrere brevemente ciò che ho maturato durante la  mia  carriera. Ho iniziato l’attività atletica relativamente tardi, intorno ai 17 anni, gettandomi nel mondo sportivo scevro da ogni inquinamento morale e attinente qualsiasi  pratica non lecita. Per me gli atleti erano  e dovrebbero essere (molti  lo sono)  Uomini  molto forti  mentalmente e fisicamente  ma soprattutto tenaci  e determinati  a  migliorarsi e  a confrontarsi  con gli altri  per  dimostrare  di  aver  ben  lavorato  e quindi  per elevarsi  ad un livello superiore.  Lo sport , tutto lo sport,  l’ho sempre inteso  come  SALUTE,  scuola di vita, rispetto delle regole, rispetto dell’avversario,  confronto leale, costruzione giornaliera  delle qualità  sia mentali che fisiche, miglioramento  dei propri limiti, onestà.  Mai e poi mai  ho pensato e penso,  di tradire questi principi e questi  valori che dovrebbero e devono essere  condivisi,  comuni, universali.  Ho sempre guardato con ammirazione, e anche , non lo nego, con un po’ di invidia, gli avversari più forti di me, e succedeva spessissimo, verso i quali però ho sempre agito in modo  onesto e pulito, cercando di carpirgli qualche piccolo segreto, se mai ci fosse stato.  Dopo le gare cercavo di  migliorare per poi riconfrontarmi e osservare i miglioramenti, lavorando giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro !!! Essendo un atleta che praticava una disciplina di endurance, fondo e maratona,  ho dovuto affrontare  il problema  dell’anemia e del calo di forza  dovuto ai devastanti allenamenti  che il livello di impegno sempre più alto  richiedeva.  Spessissimo , quando l’organismo non mi fermava per infiammazioni, dolori, o altri problemi  legati  ai “cosiddetti “ freni  naturali del  mio fisico, il problema principale era il calo dei valori ematici  legati al ferro, trasportatore di ossigeno, con conseguente calo di forma e regresso qualitativo. Ogni volta dovevo recuperare, ripartire da un livello più basso dosando  gli allenamenti per non ricadere nella solita trappola. Non ho mai  pensato di eliminare il problema  usando pratiche illecite che però  mi avrebbero  molto probabilmente, fatto crescere  in maniera netta e  sensibile , con percentuali (di crescita atletica)  anche del 3-6 %.  Ciò avrebbe potuto significare  in merito all’assunzione o meno di sostanze proibite ( e significa ancora oggi)  non partecipare  ad un evento più o meno importante, nel caso di non assunzione, oppure parteciparvi  magari anche  con speranze  da  podio, adottando pratiche proibite. Più avanti, da atleta maturo intendo,  ho capito che intorno a me qualcuno  “barava” per poter  raggiungere risultati altrimenti  loro negati  o raggiungibili solo a prezzo di grandissimi sacrifici.  Mi sono documentato  ed è stato facile capire che  il doping  era  presente, a più livelli e anche  in  molte altre  attività sportive non necessariamente  legate all’endurance . Tornando agli avvenimenti di questi  giorni  credo che  gli atleti che fanno uso di sostanze illecite, e purtroppo sono moltissimi  e a più livelli, debbano sicuramente pagare i  loro errori  insieme però a chi gli ha seguiti  e a chi  si è arricchito alle loro spalle: medici, dirigenti, direttori sportivi, farmacisti … . Credo anche che  si debba usare il solito metro per tutte le discipline  a prescindere  dal giro di denaro che smuovono gli sport  cui ci riferiamo e dagli interessi  in gioco. Il ciclismo e gli sport di durata in genere sono quelli  più bersagliati  dai mezzi di comunicazione  ma  la lotta deve essere condotta su più fronti  e  anche in sport  diffusissimi  come il  calcio, sempre intoccabile e  mai  colpevole. Ovviamente le regole che limitano l’uso delle sostanze illecite e stabiliscono i valori di riferimento ematici, devono  o meglio  dovrebbero  essere  assolutamente  in linea con  la realtà.  E’ pur vero che con l’ introduzione del passaporto biologico un passo avanti è stato compiuto  credo con buoni risultati, certamente non ancora sufficienti. Spesso chi detta le regole  interviene in “aiuto” degli sportivi  alterando i limiti (range) dei valori di riferimento  oltrepassando così in maniera  subdola ciò che in natura non sarebbe possibile. Per fare un semplice esempio in questo caso riferito alla vita quotidiana e non all’ambito sportivo :  innalzare i valori di riferimento  della concentrazione di una sostanza nociva presente in  una sorgente di acqua potabile che rifornisce l’acquedotto  di una città, poiché per qualche ragione di inquinamento questi  si  sono  “naturalmente” incrementati  e di conseguenza  non  volendo  bonificare la sorgente  per  eccesso  di  spesa,  si procede alla modifica della Legge stessa innalzando la soglia massima consentita  dei  valori  di riferimento. Questi  non sono altro che vergognosi   escamotage  per  nascondere l’uso e l’assunzione di sostanze illecite !!  Regole proposte  e  adottate da  chi  per di più dovrebbe garantire la salute  degli atleti  e il rispetto  dell’etica sportiva. Tornando alle miei riflessioni che credo comuni a quelle di molti altri atleti, anche in merito all’allontanamento di molti giovani nei confronti dell’attività sportiva:  come sarebbe stata la mia carriera se molti avversari   non  avessero  assunto  sostanze  illecite performanti ?  quante  vite si  sarebbero potute salvare ?  quale messaggio  verso le giovani generazioni  che  vedono  quello che sta accadendo ?  quale l’atteggiamento del pubblico verso  i grandi campioni ? Le Federazioni, le Associazioni, le Scuole, le stesse famiglie, la Società in senso lato devono investire su di una nuova filosofia dell’attività  sportiva non più legata al successo a tutti i costi  ma porre come obiettivo assoluto la crescita fisica ma soprattutto morale dei nostri giovani, rifacendosi a quei valori che citavo e che tengo a ripetere:  lo sport , tutto lo sport, come SALUTE,  scuola di vita, rispetto delle regole, rispetto dell’avversario,  confronto leale, costruzione giornaliera  delle qualità  sia mentali che fisiche, miglioramento  dei  propri  limiti,  onestà.  Voglio concludere  riportando una frase che ho fatto mia, di una persona che ha perduto  il  giovanissimo figlio mentre  praticava  l’attività che amava  di  più, giovane atleta simbolo di purezza,  onestà  e  voglia di chi è appena  entrato in  quella stupenda  cosa che si chiama  SPORT: “Se mi guardo indietro, vedo un ragazzo che si divertiva a pedalare e a faticare, che cercava la salita per scalarla. Che si domandava cosa avrebbe potuto fare nel suo futuro. Se mi guardo intorno vedo tanti ragazzi che faticano per divertirsi e per campare svenduti e sputtanati dai parassiti di turno che magari li hanno osannati sino al giorno prima. Soprattutto non vedo spirito di corpo, unione per portare avanti il ciclismo come valore etico e sportivo. Non vedo alcuna  sensibilità  per la sicurezza dei suoi praticanti. Tommy ciao tu come i tuoi fratelli siete l'immagine  piú  bella e pura di questo sport !” Non tradiamo la fiducia e la speranza dei  giovani ! Giacomo Tagliaferri

 

Lascia un commento
stai rispondendo a