Il doping e le speranze dei giovani. Riflessione di un campione... © n.c.
Da Giacomo Tagliaferri, mugellano e campione italiano di Maratona (Venezia 1992) riceviamo e pubblichiamo questa appassionante e lunga riflessione sui valori dello sport e l'uso del doping. Buona lettura:
In questo periodo di crisi profonda, e non intendo tanto quella economica quanto quella morale e culturale, ho riflettuto spesso sull’importanza e il valore dei giovani. Quali le loro aspettative !? quali le loro speranze !? quale futuro !? Le riflessioni che seguono sembrano considerare un solo argomento, lo sport; tuttavia credo possano essere replicate in molti campi sociali e culturali che riguardano la vita di tutti noi e ovviamente anche dei giovani. In merito a quello che è successo negli ultimi giorni riguardo alla vicenda Lance Armstrong in particolare (doping in generale), ho riflettuto molto sia come Uomo che come ex atleta e tutt’ora sportivo. In tal senso ho la necessità di esprimere delle considerazioni e dei pensieri che da tempo ho maturato e che ho ritenuto necessario vergare in queste pagine. In realtà il problema doping è un problema assai annoso e all’apparenza difficile da risolvere o quantomeno da contrastare prontamente e in modo efficace. Come Uomo e cittadino posso esprimere quello che ogni singola persona immagino possa pensare: è una pratica assolutamente da combattere e da osteggiare con tutti i mezzi possibili. Il singolo cittadino, specialmente chi non pratica e non ha praticato sport, tende a considerare gli sportivi di alto livello tutti uguali e tutti dediti alle stesse pratiche più o meno illecite. Il pensiero comune sembra gettare tutti (gli atleti), indistintamente, nello stesso calderone all’occorrenza arricchito di sostanze che migliorino la loro performance. Da ex atleta ho qualcosa in più da aggiungere e per farlo vorrei ripercorrere brevemente ciò che ho maturato durante la mia carriera. Ho iniziato l’attività atletica relativamente tardi, intorno ai 17 anni, gettandomi nel mondo sportivo scevro da ogni inquinamento morale e attinente qualsiasi pratica non lecita. Per me gli atleti erano e dovrebbero essere (molti lo sono) Uomini molto forti mentalmente e fisicamente ma soprattutto tenaci e determinati a migliorarsi e a confrontarsi con gli altri per dimostrare di aver ben lavorato e quindi per elevarsi ad un livello superiore. Lo sport , tutto lo sport, l’ho sempre inteso come SALUTE, scuola di vita, rispetto delle regole, rispetto dell’avversario, confronto leale, costruzione giornaliera delle qualità sia mentali che fisiche, miglioramento dei propri limiti, onestà. Mai e poi mai ho pensato e penso, di tradire questi principi e questi valori che dovrebbero e devono essere condivisi, comuni, universali. Ho sempre guardato con ammirazione, e anche , non lo nego, con un po’ di invidia, gli avversari più forti di me, e succedeva spessissimo, verso i quali però ho sempre agito in modo onesto e pulito, cercando di carpirgli qualche piccolo segreto, se mai ci fosse stato. Dopo le gare cercavo di migliorare per poi riconfrontarmi e osservare i miglioramenti, lavorando giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro !!! Essendo un atleta che praticava una disciplina di endurance, fondo e maratona, ho dovuto affrontare il problema dell’anemia e del calo di forza dovuto ai devastanti allenamenti che il livello di impegno sempre più alto richiedeva. Spessissimo , quando l’organismo non mi fermava per infiammazioni, dolori, o altri problemi legati ai “cosiddetti “ freni naturali del mio fisico, il problema principale era il calo dei valori ematici legati al ferro, trasportatore di ossigeno, con conseguente calo di forma e regresso qualitativo. Ogni volta dovevo recuperare, ripartire da un livello più basso dosando gli allenamenti per non ricadere nella solita trappola. Non ho mai pensato di eliminare il problema usando pratiche illecite che però mi avrebbero molto probabilmente, fatto crescere in maniera netta e sensibile , con percentuali (di crescita atletica) anche del 3-6 %. Ciò avrebbe potuto significare in merito all’assunzione o meno di sostanze proibite ( e significa ancora oggi) non partecipare ad un evento più o meno importante, nel caso di non assunzione, oppure parteciparvi magari anche con speranze da podio, adottando pratiche proibite. Più avanti, da atleta maturo intendo, ho capito che intorno a me qualcuno “barava” per poter raggiungere risultati altrimenti loro negati o raggiungibili solo a prezzo di grandissimi sacrifici. Mi sono documentato ed è stato facile capire che il doping era presente, a più livelli e anche in molte altre attività sportive non necessariamente legate all’endurance . Tornando agli avvenimenti di questi giorni credo che gli atleti che fanno uso di sostanze illecite, e purtroppo sono moltissimi e a più livelli, debbano sicuramente pagare i loro errori insieme però a chi gli ha seguiti e a chi si è arricchito alle loro spalle: medici, dirigenti, direttori sportivi, farmacisti … . Credo anche che si debba usare il solito metro per tutte le discipline a prescindere dal giro di denaro che smuovono gli sport cui ci riferiamo e dagli interessi in gioco. Il ciclismo e gli sport di durata in genere sono quelli più bersagliati dai mezzi di comunicazione ma la lotta deve essere condotta su più fronti e anche in sport diffusissimi come il calcio, sempre intoccabile e mai colpevole. Ovviamente le regole che limitano l’uso delle sostanze illecite e stabiliscono i valori di riferimento ematici, devono o meglio dovrebbero essere assolutamente in linea con la realtà. E’ pur vero che con l’ introduzione del passaporto biologico un passo avanti è stato compiuto credo con buoni risultati, certamente non ancora sufficienti. Spesso chi detta le regole interviene in “aiuto” degli sportivi alterando i limiti (range) dei valori di riferimento oltrepassando così in maniera subdola ciò che in natura non sarebbe possibile. Per fare un semplice esempio in questo caso riferito alla vita quotidiana e non all’ambito sportivo : innalzare i valori di riferimento della concentrazione di una sostanza nociva presente in una sorgente di acqua potabile che rifornisce l’acquedotto di una città, poiché per qualche ragione di inquinamento questi si sono “naturalmente” incrementati e di conseguenza non volendo bonificare la sorgente per eccesso di spesa, si procede alla modifica della Legge stessa innalzando la soglia massima consentita dei valori di riferimento. Questi non sono altro che vergognosi escamotage per nascondere l’uso e l’assunzione di sostanze illecite !! Regole proposte e adottate da chi per di più dovrebbe garantire la salute degli atleti e il rispetto dell’etica sportiva. Tornando alle miei riflessioni che credo comuni a quelle di molti altri atleti, anche in merito all’allontanamento di molti giovani nei confronti dell’attività sportiva: come sarebbe stata la mia carriera se molti avversari non avessero assunto sostanze illecite performanti ? quante vite si sarebbero potute salvare ? quale messaggio verso le giovani generazioni che vedono quello che sta accadendo ? quale l’atteggiamento del pubblico verso i grandi campioni ? Le Federazioni, le Associazioni, le Scuole, le stesse famiglie, la Società in senso lato devono investire su di una nuova filosofia dell’attività sportiva non più legata al successo a tutti i costi ma porre come obiettivo assoluto la crescita fisica ma soprattutto morale dei nostri giovani, rifacendosi a quei valori che citavo e che tengo a ripetere: lo sport , tutto lo sport, come SALUTE, scuola di vita, rispetto delle regole, rispetto dell’avversario, confronto leale, costruzione giornaliera delle qualità sia mentali che fisiche, miglioramento dei propri limiti, onestà. Voglio concludere riportando una frase che ho fatto mia, di una persona che ha perduto il giovanissimo figlio mentre praticava l’attività che amava di più, giovane atleta simbolo di purezza, onestà e voglia di chi è appena entrato in quella stupenda cosa che si chiama SPORT: “Se mi guardo indietro, vedo un ragazzo che si divertiva a pedalare e a faticare, che cercava la salita per scalarla. Che si domandava cosa avrebbe potuto fare nel suo futuro. Se mi guardo intorno vedo tanti ragazzi che faticano per divertirsi e per campare svenduti e sputtanati dai parassiti di turno che magari li hanno osannati sino al giorno prima. Soprattutto non vedo spirito di corpo, unione per portare avanti il ciclismo come valore etico e sportivo. Non vedo alcuna sensibilità per la sicurezza dei suoi praticanti. Tommy ciao tu come i tuoi fratelli siete l'immagine piú bella e pura di questo sport !” Non tradiamo la fiducia e la speranza dei giovani ! Giacomo Tagliaferri


