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Grande Silvia Frasson in POVERI NOI Storia di una famiglia nella tragedia della guerra

lo spettacolo di Silvia Frasson che racconta con toccante intensità una storia familiare nella tragedia della guerra, emozionando il pubblico fino alle lacrime

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Mibniati-Frasson Mibniati-Frasson © nn
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E’ Savina che racconta la storia, una bambina fortunata perché ha un padre e una madre, che hanno il caseificio, l’orto, il pollaio e quando va a scuola si porta per merenda un panino con il pane bianco (non quello scuro della tessera) con la mortadella che le piace tanto. Poi la situazione si complica, il regime perseguita il padre e la madre Gabriella Degli Esposti, Partigiana Medaglia d’oro al Valore Militare, e sempre con gli occhi di bambina Silvia Frasson racconta gli orrori dei rastrellamenti, delle incursioni aeree, emozionando il pubblico che la segue col fiato sospeso.

L’emozione è palpabile, sul palco e soprattutto in platea, perché “Poveri noi” è la storia di una famiglia come molte di quel tempo ed in molti hanno sentito storie simili da nonni e genitori.

Silvia Frasson è bravissima e trasporta tutti a Castelfranco Emilia tra le mura di quella casa dove la madre aveva utilizzato la lana della coperta per fare dei maglioni per i partigiani nei boschi, davanti alla scuola dove i fascisti avevano appeso un ragazzo che avevano ammazzato e dove la solidarietà soprattutto tra le donne tiene testa a chi voleva negare la libertà,

Conosciuta e ricordata col nome di battaglia di “Belella” la madre la porta in bicicletta a consegnare armi, perché una donna con due bambine in bicicletta dava meno nell’occhio, ma alla fine viene catturata, torturata ed uccisa e nemmeno il prete volle farle il funerale.

Da quel momento lo spettacolo si fa straziante, ma il racconto, alla stesura del quale ha partecipato anche Savina Reverberi Catellani, riserva fortunatamente la sorpresa del padre sopravvissuto che torna, distrutto ma torna in quel paese dove hanno ucciso sua moglie, a quella stanza di un palazzo dove l’hanno tenuta prigioniera cercando di farle rivelare chi fosse o meno partigiano, a quel palazzo poi spianato per farci sopra un centro commerciale (e lo spettacolo poteva anche chiudersi con quella battuta) ma Savina vuole andare oltre e vuole fare un elenco delle tortura alle quali è stata sottoposta Belella, per fortuna, gli applausi scroscianti e le luci che si spengono ci risparmiano almeno quest’ultima botta d’emozione per questo spettacolo bellissimo realizzato con il sostegno di ANPI sezione di Valsamoggia, Comune di Valsamoggia, Regione Emilia-Romagna - con il patrocinio di Amnesty International Italia - Vincitore del Premio Giacomo Matteotti 2023 – XIX edizione, organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri su temi di libertà e giustizia sociale, che ha fatto uscire dalla sala il pubblico con gli occhi lucidi.

 

Massimiliano Miniati

 

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