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Firenze sogna… lo stadio

Il Franchi doveva rinascere ma è rimasto un monumento all’incompetenza. Firenze non ha più pazienza: troppe parole, troppi selfie e nessuna gru che si muove.

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Firenze sogna lo stadio Firenze sogna lo stadio © Ok!News24 foto realizzata con AI
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La farsa è finita mercoledì scorso, quando la sindaca di Firenze, Sara fumosa Funaro, ha dovuto gettare la spugna e dichiararsi sconfitta.
Lo ha fatto con una fredda nota stampa: poche righe per dire ai fiorentini ciò che avevano già capito da tempo — il restauro del Franchi è fermo al palo.
Da quel giorno, in città non si parla d’altro. E non solo per l’amore, fortissimo, verso la squadra che il prossimo anno celebrerà il suo centenario in uno stadio sventrato e mai restaurato da un manipolo di azzeccagarbugli.
Ma perché questo ennesimo pasticcio rappresenta la sconfitta definitiva di una giunta che, in poco più di un anno, è riuscita a scontentare tutti su temi cruciali: il restauro del Franchi, la sicurezza, i lavori della tramvia, il verde cittadino.

Una disfatta decretata non dagli oppositori politici, ma dagli stessi fiorentini.
Solo due settimane fa, alle regionali, pochi si sono recati alle urne e in molti quartieri il Pd è crollato, lasciando spazio — in alcuni casi — a una clamorosa e inattesa rimonta del centrodestra.
Il fallimento sul Franchi, tenuto abilmente nascosto sotto la cenere per mesi, è esploso solo ora.
L’intento di mascherare la realtà fino a dopo il voto, per non perdere ulteriori consensi, è forse l’unico “successo” dell’amministrazione che governa oggi Firenze e la Toscana.

Già da tempo, in consiglio comunale, il consigliere d'opposizione Massimo Sabatini chiedeva spiegazioni all’assessora allo sport, Letizia Perini — costretta a metterci la faccia al posto della titolare delle grandi opere, che guarda caso è la stessa sindaca. Funaro, infatti, non si è mai presentata in aula a rispondere di persona.

La giovane Perini, nel frattempo, ha dovuto supercazzolare per mesi con risposte vaghe, irritanti, quasi surreali. Il seguente video lo conferma.

A febbraio si dava la colpa alla pioggia, a luglio al caldo: giustificazioni così ridicole da far pensare a molti fiorentini, che vedevano con i propri occhi i lavori fermi e pochi operai in cantiere, che l’amministrazione stesse solo prendendo tempo.
Ma, come si sa, le pezze sono spesso peggiori del buco — e stavolta la toppa è arrivata solo dopo le elezioni, quando non restava più nulla da nascondere.

La sindaca fumosa Funaro, che non ha avuto nemmeno il coraggio di metterci la faccia comunicando il disastro pubblicamente — né in Consiglio, né con una conferenza stampa — ha confermato tutta la sua debolezza politica.
E ora, paradossalmente, è lei a dirsi arrabbiata e a cercare teste da far saltare, quando la prima dovrebbe essere la sua.
Soprattutto perché la delega alle grandi opere se l’è tenuta stretta.

È vero: l’ha ereditato, questo disastro, dal precedente sindaco — di cui, peraltro, è la delfina.
Ma il suo mentore che oggi se ne lava le mani, con  miopia amministrativa e una buona dose di cocciutaggine, dopo essersi lasciato scappare il Viola Park (trasferitosi a Bagno a Ripoli), non voleva farsi sfilare anche lo stadio dal comune di Campi Bisenzio, dove tutto era pronto: soldi di Rocco Commisso compresi, e con il beneplacito del sindaco Fossi, oggi segretario regionale del Pd e “schellieriano” di ferro. Una guerra interna al partito, dunque, combattuta sulla pelle della città e dei tifosi?

Firenze e la Fiorentina sono diventate prima prigioniere delle lotte intestine del Partito Democratico, e ora dell’incapacità amministrativa di chi si trova a gestire lavori troppo grandi per sé.
Troppi errori, troppi ritardi, pochi operai, materiali che non arrivano — forse mai ordinati, forse perché non c’erano soldi.
Un disastro dietro l’altro, fino a un progetto che, anche a vederlo su carta, promette solo uno stadio “nuovo” in apparenza, ma destinato a far vedere male come prima.

Un fallimento totale.
E così, Firenze sogna ancora… lo stadio.

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