x
OK!Mugello

Elezioni Regionali in Toscana 2025: Vince Giani ma perde la democrazia

Affluenza ai minimi storici in Toscana: vince Giani, ma oltre metà dei cittadini resta a casa. Un voto che segna la crisi della partecipazione democratica.

  • 232
Eugenio Giani Eugenio Giani © facebook
Font +:
Stampa Commenta

Finita una campagna elettorale sottotono e cortissima, chiusi tutti i conteggi (appelli esclusi) e formato il nuovo consiglio regionale è il momento delle riflessioni.
Inevitabile quando si parla del voto regionale in Toscana non soffermarsi su un dato, anzi il dato che pesa come una pietra ovvero: l’affluenza che si è attestata al 47,7%, vale a dire che più della metà degli aventi diritto al voto ha deciso che il proprio voto non conta.

Queste elezioni regionali non raccontano quindi solo la vittoria netta di Eugenio Giani, ma soprattutto la sconfitta della partecipazione democratica. È un dato storico, un record negativo, che non può essere spiegato con leggerezza. Dubbi, sfiducia, disillusione: chi ha deciso di restare a casa ha lanciato un messaggio forte – forse troppo forte – al sistema politico.
Anzi, forse l'astensione toscana è un atto politico di sfiducia.

La Toscana terra di geni e arte, simbolo di partecipazione, civismo e tradizione civica, sembra oggi stanca, disillusa.
Le promesse non bastano più, i programmi si somigliano, si sovrappongono, si mescolano e si contraddicono e la politica non riesce più a far credere che votare conti davvero qualcosa.

Eugenio Giani vince, ma con quale mandato?
Eugenio Giani è stato rieletto presidente della Regione Toscana con una percentuale che si aggira intorno al 53‐54%, battendo Alessandro Tomasi che totalizza un quasi quarto di distacco.
Il centrosinistra tiene, il Pd resta primo partito anche se a Firenze Fratelli d'Italia si avvicina molto. Ma a quale costo?
Un partito illeso dal voto forse, ma a fronte di un corpo elettorale dimezzato e una legittimità che vacilla perché quando solo 100 persone su 200 votano, vincere non basta.
Bisogna poi convincere e interrogarsi sul perché 100 persone abbiano deciso che non valeva la pena andare alle urne.
Il “campo largo” che ha funzionato sul piano elettorale rischia di essere un campo vuoto di entusiasmo..

Astensione: fenomeno politico, non accidentale
L’astensione non è un errore, è una scelta. Ed è una scelta che ha conseguenze politiche reali.
Già i primi dati dell'affluenza al voto mostravano un calo drammatico: alle ore 12 di domenica aveva votato appena il 9,7% degli aventi diritto, contro il 14‐15% delle precedenti regionali.
Alle 19 la percentuale saliva, ma ancora lontana dai tempi in cui le urne erano prese d’assalto.
Le zone di Livorno, Massa Carrara e Lucca soprattutto hanno registrato numeri che dovrebbero essere oggetto di analisi seria: cosa spinge le persone a non recarsi alle urne?
Lo sconforto? Il disinteresse? Ma anche il senso che la politica non cambi, che tutto resti come prima, che qualunque coalizione vinca, il potere resti nelle stesse mani.

L’astensione lo ribadiamo non è un incidente: è una sentenza politica.
Chi governa e chi si oppone dovrà riflettere e fare autocritica, perché una democrazia che non riesce più a portare i cittadini alle urne è una democrazia in crisi.
Se la democrazia si fonda sul potere esercitato dal popolo (demos) e questo rifiuta di partecipare qualunque sia la motivazione si può ancora parlare di democrazia?
Forse è il momento che i politici si decidano ad uscire dai palazzi e tornare a parlare con le persone non solo in campagna elettorale, ma per ridare senso al voto stesso.

Le responsabilità della politica
Se c’è un vincitore in questa tornata elettorale, oltre ad Eugenio Giani è il silenzio delle forze politiche nel non rappresentare il disagio.
Campagne elettorali ristrette e mai decollate, promesse generiche e spesso contraddittorie all'interno della stessa coalizione, nessuna risposta credibile alle emergenze che interessano i cittadini toscani: infrastrutture, trasporto pubblico, sanità territoriale, lavoro giovanile, etc....
Quando le persone percepiscono che i problemi non vengono affrontati con coraggio, la reazione (sbagliata) può essere anche non andare a votare. E questo è un campanello d’allarme che dovrebbe scuotere tutti.

Non basta la “vittoria morale”
Sì, il centrosinistra può rivendicare la vittoria, lo ha fatto con la coalizione unita, con un “campo largo” anzi larghissimo che magari serve a rafforzare il consenso ma sicuramente non garantirà la governabilità.
Una vittoria politica non può ignorare che metà della regione ha deciso di non partecipare. Nessuno sia nella gioia della vittoria che nella riflessione della sconfitta ha speso qualche parola per capire quanto sia concreta la distanza dalla politica dei toscani.

L’auspicio provocatorio
Serve autocritica, innovazione, concretezza. Serve una politica che lasci la retorica e offra soluzioni reali.
E serve che i cittadini – tutti – recuperino fiducia nel processo democratico, ma questo non potrà avvenire se non si dimostra che votare può cambiare le cose.
Altrimenti, la colpa non è solo dei non votanti...

Lascia un commento
stai rispondendo a