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Drammatico rapporto Ispra; in Italia ci stiamo mangiando il suolo. La Toscana fa sparire 200 campi da calcio.

Il dato peggiore degli ultimi 12 anni. Attenzione al falso green come parchi fotovoltaici a terra e parchi eolici.

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perdita di suolo, un dramma italiano perdita di suolo, un dramma italiano © foto generata con AI
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Il rapporto annuale del consumo del suolo Ispra consegna dati orrendi. E' allarme consumo suolo in Italia. Mentre la popolazione nazionale decresce il consumo del suolo aumenta.
Un pericolo, specie con i due dati a braccetto, per il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Urgono politiche serie e rapide con un censimento delle strutture abbandonate che possono essere riconvertite.
«In Italia il consumo di suolo non accenna a frenare e rappresenta un pericolo concreto per il nostro futuro» dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, a commento del Rapporto Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici di Ispra e Snpa presentato nei giorni scorsi.
Dallo studio si apprende che a livello nazionale nel 2024 sono stati consumati 83,7 chilometri quadrati di suolo (83700 ettari) , in crescita del 15,6% rispetto all’anno precedente.
Il consumo netto (il dato che tiene conto del ripristino di aree naturali) è stato di 78,5 chilometri quadrati: è il peggior saldo degli ultimi dodici anni. 

«Consumare suolo – prosegue Nappini – non significa soltanto deturpare il paesaggio, ma distruggere una risorsa indispensabile alla vita. Il suolo è una risorsa non rinnovabile, scarsa e non esiste tecnologia che possa sostituire i suoi servizi ecosistemici: fornisce materie prime, biomassa e il cibo necessario alla sopravvivenza dell’uomo e di tutte le altre specie viventi; è elemento fondamentale del ciclo vitale sulla Terra; rappresenta una riserva di biodiversità, un serbatoio di carbonio ed è regolatore del ciclo dell’acqua e degli elementi biochimici. Senza suolo non c'è agricoltura e senza agricoltura non c'è cibo». 

Ma cerchiamo di fare esempi semplici e concreti. in Italia nel solo 2024 ci siamo mangiati qualcosa come crca 11.700 campi da calcio, un’area poco più grande dell’intera città di Pisa (che misura circa 80 km²), quasi un decimo dell’Isola d’Elba e circa lo 0,7% della superficie della Toscana.


Lo scempio della (falsa) transizione green che mangia il suolo

Senza suolo non può esserci vita, eppure le attività umane continuano a eroderlo.
A farne le spese sono le aree più accessibili e anche le più fertili. Preoccupa in particolar modo il consumo di suolo agricolo.
Ogni anno nuove cause di consumo si sommano a quelle tradizionali.
Nel 2024 il rapporto ne individua altre tre: le aree destinate alla logistica, i data center e i pannelli fotovoltaici a terra.
Questi ultimi impattano in modo sensibile: in dodici mesi hanno coperto 1.702 nuovi ettari, di cui l’80% su superfici precedentemente utilizzate ai fini agricoli.

Il dato fotografa un trend in forte crescita: gli impianti di questo tipo sono aumentati di oltre venti volte nel giro di quattro anni appena.
Non va dimenticato che il consumo di suolo, sommato all'abbandono delle aree interne, oltre a provocare danni all’agricoltura e al tanto sbandierato Made in Italy, ha impatti economici e ambientali significativi: ad esempio aumenta il rischio idrogeologico (alluvioni, frane) i cui danni annuali complessivi raggiungono, secondo stime recenti, i 3,3 miliardi di euro (dal 2010 ad oggi la spesa è triplicata), più di un sesto della manovra in discussione al parlamento.


Dissesto idrogeologico? Per forza, consumiamo quasi il doppio della media europea!

«In un’Italia dove la popolazione diminuisce, l’unica cosa che continua a crescere è il consumo di suolo – conclude Nappini –. Cresce perché ogni nuovo metro quadrato costruito porta soldi nelle casse dello Stato o degli enti locali, attraverso gli oneri di urbanizzazione. Ma il suolo non è una voce da inserire in bilancio: è un bene pubblico da proteggere.
Serve un censimento di tutte le costruzioni e infrastrutture abbandonate che possono essere riconvertite: oggi le coperture artificiali occupano il 7,17% del territorio italiano, quasi il doppio della media europea.
Non è affatto poco, se pensiamo che solo il 23,2% dell’intero territorio nazionale è pianeggiante e che oltre un terzo è montano.
Ci sono regioni, la Lombardia, il Veneto e la Campania, dove più di un decimo del suolo è già consumato. Il nostro futuro è nel suolo, non sprechiamolo». 

Urgono soluzioni immediate e servono consapevolezza e senso di responsabilità da parte di tutti.
ll Regolamento europeo sul ripristino della natura impone l’azzeramento della perdita netta di aree verdi urbane entro il 2030 e la Strategia del suolo per il 2030 adottata dalla Commissione Europea nel 2021 stabiliva l’obiettivo per tutti gli stati membri di non consumare suolo entro il 2050 – ma questi target sono irraggiungibili, allo stato attuale. 
In questo contesto gravissimo, c’è una sola buona notizia: il parlamento europeo ha approvato la direttiva sul monitoraggio del suolo, che vincola gli stati membri ad agire per migliorare la resilienza del suolo. 


I numeri (drammatici)

Nuova copertura artificiale nel 2024: quasi 84 km² (≈ 8.400 ha) di nuove superfici artificiali. Questo rappresenta un incremento di circa +16% rispetto all’anno precedente e il valore netto più elevato nell’ultimo decennio. 

Consumo di suolo netto 2024: oltre 78 km² netti nell’anno (dato che considera anche ripristini/recuperi). Il Rapporto segnala una accelerazione del fenomeno soprattutto negli anni recenti.

Trend pro-capite: il consumo pro-capite è aumentato notevolmente: tra il 2018 e il 2024 si è registrato un incremento significativo (ISPRA evidenzia la crescita in m²/ab).


La situazione in Toscana 

Senza tanti giri di parole è drammatica.
La superficie complessiva di suolo consumato in Toscana nel 2024 è di 142 ettari (cioè ≈ 1.420,96 km², pari al 6,20% del territorio regionale.
Questo valore si colloca sotto la media nazionale (circa 7,17%) ma c'è poco da sorridere dato che è solo un rallentamento 8che nel biennio 2023-24 corrispondente a 0,74 m² per abitante rispetto alle crescite anomale degli anni immediatamente precedenti ma resta significativo. 

La Toscana nel solo 2024 si è "mangiata" qualcosa come  200 campi da calcio, quasi due volte Villa Borghese e più o meno l'intero quartiere del Campo di Marte.
Ha trasformato in cemento, asfalto, capannoni , impianti fotovoltaici a terra e sbancamenti per parchi eolici.
Un territorio che non tornerà più verde.


Tendenza e contesto

E' in corso un'accelerazione nazionale nel 2024: il 2024 ha segnato un’impennata del consumo di suolo in Italia (record nell’ultimo decennio).
La Toscana mostra un tasso inferiore alla media nazionale ma continua a perdere suolo agricolo, naturale e forestale anno dopo anno.

 

Toscana: i principali rischi collegati al consumo di suolo 

 

La progressiva perdita di suolo degli ultimi anni, che per fortuna, pur rimanendo drammatica, ha visto un rallentamento nel 2024 porta enormi conseguenze ben visibili quando succedono disastri.

1 - Perdita di biodiversità e frammentazione degli habitat: il suolo artificiale frammenta le aree naturali e agricole compromettendo corridoi ecologici e specie autoctone. (tema questo centrale nel Rapporto SNPA).

2 - Aumento del rischio idrogeologico e allagamenti: la impermeabilizzazione riduce l’infiltrazione, aumenta il deflusso superficiale e la vulnerabilità a eventi estremi (alluvioni, esondazioni).
Questo è particolarmente rilevante per tutte le aree della Toscana come ben visto negli ultimi anni fra alluvioni, smottamenti e frane.

3 - Perdita di suolo agricolo e minore sicurezza alimentare locale: la sottrazione di terre fertili alla produzione può colpire filiere tipiche (olive, vigneti, orti) e ridurre resilienza alimentare. 

4 - Maggiore esposizione a incendi e crisi climatiche: la sostituzione di paesaggi naturali con aree artificiali può aggravare gli impatti degli incendi e delle ondate di calore (legati alla crisi climatica documentata nel 2025).

5 - Costi infrastrutturali e sociali: diffusione di edificazione non pianificata genera spese pubbliche per servizi, manutenzione e rimedio (bonifiche, opere idrauliche, ecc.). 


Cosa implicano questi numeri per la politica regionale

Anche se la Toscana è nel 2024 sotto la media italiana in percentuale, la perdita annua di centinaia di ettari è incompatibile con obiettivi di resilienza climatica e tutela del paesaggio. Dato che nella scorsa consiliatura niente è stato fatto, se non agire nelle emergenze, servirebbero un mix di misure urgenti e strutturali, quali una legge regionale che ponga freno al consumo di suolo e favorisca la rigenerazione urbana; maggiore priorità alla rigenerazione delle aree dismesse (recupero e riuso) rispetto a nuove urbanizzazioni; tutela delle terre agricole di pregio (vincoli paesaggistici e fondi per agricoltura di montagna); piani di adattamento al clima che integrino il rischio idro-geologico e la gestione forestale. (raccomandazioni in linea con i rilievi di Legambiente e SNPA); grande attenzione con leggi ad hoc per frenare le nuove cause di consumo fra cui pratiche considerate green come la creazione di aree destinate alla logistica, ai data center, ai pannelli fotovoltaici a terra e agli sbancamenti per costruire parchi eolici.

Nel 2024 come abbiamo visto l’Italia ha registrato una brusca accelerazione del consumo di suolo e anche in Toscana il processo continua con un aumento netto di ~265 ha nel 2024.
 

 
Fonti 

ISPRA / SNPA — Rapporto 2025 “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. dati nazionali e regionali aggiornati al 2024

ARPAT — Consumo di suolo: i dati toscani nel Rapporto SNPA (scheda regione Toscana, aggiornamento 2025 con i valori a 2024: 142.096 ha e 6,20% del territorio)

Rassegna stampa e analisi: Greenreport, T24, Edilportale, Legambiente e sintesi SNPA

 

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