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Il CAS di San Pellegrino: tra promesse di integrazione e realtà di disagio. La lettera aperta di alcuni residenti

Gli abitanti raccontano i disagi legati al centro di accoglienza e chiedono maggiore trasparenza. "Dopo due anni e mezzo, siamo ancora senza risposte..."

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San Pellegrino San Pellegrino © nc
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Pubblichiamo integralmente la lettera aperta di alcuni cittadini residenti nella frazione di San Pellegrino, nel Comune di Firenzuola, che lamentano il mancato ascolto delle problematiche derivanti dagli ospiti del CAS. I cittadini tengono a precisare che non si tratta di polemiche fini a se stesse, ma di una segnalazione dei problemi di convivenza causati dalla presenza di un nutrito gruppo di persone "parcheggiate" senza ricevere l'assistenza e il supporto adeguati.

Questo rappresenta l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come il sistema dei CAS non sia funzionale, intrappolato in grovigli burocratici e inadeguate attività di gestione dei migranti. Un problema che, se non affrontato seriamente, potrebbe portare a conseguenze molto più gravi. 

Per dovere di cronaca, come segnalano anche i cittadini, il Comune di Firenzuola si è reso disponibile a facilitare il contatto con la Prefettura, che per queste attività decide in forma autonoma e non in collaborazione con le amministrazioni comunali.
A seguire la lettera aperta:

Sabato 12 ottobre scorso, abbiamo assistito ad un incontro organizzato dal parroco, a cui poi ha aderito anche il Comune di Firenzuola per presentare il CAS di San Pellegrino aperto 2 anni e mezzo fa presso l’albergo ristorante Iolanda. Come gruppo di abitanti di San Pellegrino che abitano vicino al CAS, riteniamo che l’iniziativa di sabato, sia per come è stata presentata nel volantino sia per come è stata organizzata, è parsa una bellissima “vetrina” che, mettendo  in luce l’umanità e la disponibilità dei volontari di Firenzuola che hanno a che fare con il CAS, ha sicuramente reso un'immagine positiva del CAS e del gestore della struttura, facendo però passare chi è al di fuori del CAS come diffidente e ignorante sull’argomento.  

Alla presentazione mancava un interlocutore fondamentale ovvero noi abitanti di San Pellegrino che, convivendo giorno e notte con il CAS, siamo i PRIMI diretti protagonisti nel processo di integrazione. 

Oltre a non essere stati presi in causa, siamo stati definiti “polemici” quando siamo intervenuti nel dibattito e abbiamo posto le uniche domande volte a chiedere chiarimenti sulla motivazione della scelta o del tacito consenso del nostro comune, ad acconsentire all’apertura di un CAS contenente 50 persone in una frazione di paese di 58 abitanti. Facciamo presente che a San Pellegrino le persone vivono in un territorio vasto sparsi tra  un lato all’altro del fiume e che nelle vicinanze del CAS lungo la strada provinciale, abitano al massimo  una ventina di persone. 

Certo il CAS visto così come è stato presentato appare una bellissima occasione di sviluppo di un sistema di integrazione in un paese come Firenzuola, ma questa purtroppo è solo una bella fotografia vista da fuori.

Ci teniamo allora a spiegare la realtà della situazione che stiamo vivendo con il CAS, fatta di tanti disagi e difficoltà che noi abitanti abbiamo affrontato e stiamo affrontando da quanto ci svegliamo al mattino fino a quando non andiamo a dormire. 

L’impatto sulla popolazione del piccolo abitato di San Pellegrino è stato come un viaggio improvviso nel nulla. Da un giorno all’altro ci siamo trovati a doversi integrare con più di 50 persone provenienti da diversi paesi e culture, senza la benché minima garanzia sanitaria e di sicurezza.

Da due anni e mezzo i sanpellegrinesi convivono con 50 persone che si alternano via via che ottengono i permessi, che usano giardini e mezzi pubblici senza sapere  se siano stati sottoposti a controlli sanitari per le malattie trasmissibili e alle vaccinazioni obbligatorie, a cui tutti noi e i nostri figli veniamo sottoposti.

Abbiamo chiesto risposte ed interventi per due anni e mezzo, e solo sabato scorso ci viene aperta la prima opportunità di parlare e veniamo giudicati come “struzzi” poco cristiani. 

Allora proprio a coloro che giudicano senza sapere, vogliamo chiarire che nessuno a Sanpellegrino ha fatto lo “struzzo” ma che con civiltà ed educazione abbiamo accolto da subito i ragazzi. 

Fin dall’inizio abbiamo conosciuto i primi ragazzi  pakistani,   bangladeshi, e africani e abbiamo cercato di capire le loro storie e le loro necessità. 

Abbiamo contattato subito  la prima cooperativa per chiedere a chi fare riferimento in caso ci fossero stati problemi, e abbiamo fin da subito dato passaggi ai ragazzi per arrivare e rientrare da Firenzuola.  

Col passare del tempo loro ci hanno iniziato a fermare, disperati, per chiederci aiuto perché la cooperativa l’Aurora li teneva lì senza spiegargli quale sarebbe stato il loro destino e senza insegnargli una parola di italiano. Volevano andarsene, ma sapevano che se lo avessero fatto avrebbero rischiato di essere rispediti al loro paese. Ci facevano ascoltare le traduzioni con il cellulare per farci capire i loro problemi. Erano molti più di 50 allora, li abbiamo accompagnati in paese alla guardia medica quando nessuno li aiutava all’interno del CAS, abbiamo visto anche filmati di un ragazzo colpito da coliche che per giorni è stato lasciato a letto a piangere e a contorcersi dal dolore. Ci hanno chiesto aiuto tante di quelle volte che chi non abita a San Pellegrino non può neanche avere idea in quale stato possiamo esserci sentiti a dover affrontare i problemi di tante persone che ci chiedevano aiuto. 

Abbiamo parlato coi medici per aiutarli a capire come richiedere assistenza, e abbiamo segnalato alla Prefettura la situazione vergognosa in cui i ragazzi venivano lasciati, e ospitati. 

Nel primo anno e mezzo nel CAS non c’era nessuno che li aiutava a capire a che punto erano i loro permessi o che li accompagnasse in Prefettura. 

Hanno chiesto aiuto a noi e anche fuori, alla comunità missionaria Comboniana di Bologna con cui abbiamo stabilito contatti dall’estate del 2023. Per oltre un anno, sono stati usati come oggetti di puro interesse economico, senza cure mediche, senza neanche il sapone per lavarsi, senza vestiti di ricambio, a mangiare pane e riso, alcuni giorni anche senza corrente elettrica e senza nessuno che insegnava  loro una parola della lingua del nostro paese.

Li abbiamo aiutati anche in questo, contattando per primi la Prof. Fiorenza Giovannini per chiederle di trovare una soluzione che potesse portarli ad avere le basi linguistiche necessarie per comunicare.

Volevano lavorare perchè altrimenti qualcuno ci diceva che sarebbe “impazzito” a stare tutto il giorno senza fare niente, così ci siamo rivolti alle associazioni e alla Misericordia per chiedere di trovare un modo di inserirli in attività socialmente utili, in gruppi sportivi o in volontariato in genere.

Dopo tutto ciò, siamo stati anche oggetto di minacce da parte del personale della cooperativa, e ci è stata recapitata anche una lettera da legali che hanno abusato della loro posizione, contravvenendo al codice deontologico a cui dovrebbero sottostare, per farci stare lontano  dal CAS.

Abbiamo seguito le loro vicissitudini da fuori la porta quando all’interno ci dicevano che nessuno li aiutava e dopo tutto questo non possiamo accettare di essere definiti “struzzi” da chi in questi due anni e mezzo non abbiamo visto neppure affacciarsi alla porta del CAS.

Questa è la realtà di San Pellegrino, dove ci sono persone che hanno fatto di tutto per riuscire in una convivenza impossibile, dove i  problemi non sono dovuti al comportamento dei ragazzi, che da sempre sono stati educati e rispettosi nei rapporti personali, ma al loro numero che non è adeguato alla nostra comunità. 

A San Pellegrino i giardini sono sempre stracolmi e sporchi, e questo perché non tutti i ragazzi vengono educati alla pulizia dei luoghi pubblici e vengono lasciati liberi di frequentare i luoghi pubblici senza nessun controllo. 

Spesso chi vuol scendere ai giardini non riesce a trovare un posto dove sedersi o far giocare i bambini perché ogni angolo è occupato. 

Le corriere per Imola sono stracolme e spesso i ragazzi di San Pellegrino che pagano somme importanti per l’abbonamento per andare a scuola ad Imola, si trovano a dover stare in piedi per tutto il tragitto per lasciare il posto ai ragazzi del CAS che il più delle volte viaggiano senza titolo di viaggio.

Le rive del fiume sono anch’esse completamente  occupate e utilizzate come un bagno personale dai ragazzi che lasciano rifiuti ovunque. 

Essendo tutti uomini e giovani le ragazze del luogo non sono più tranquille a frequentare il fiume dove fin da piccole hanno sempre fatto il bagno e preso il sole in estate. Il fiume non viene quasi più frequentato come prima né da chi è del luogo né dai turisti proprio per questi motivi.

Ogni sera corriamo il rischio di investire qualcuno di loro nel tragitto fino a Firenzuola perché transitano senza luci e senza giubbini ad alta visibilità quando fa buio (obbligatori per legge).

Abbiamo trascorso questi 2 anni e mezzo a  lottare, forse più delle istituzioni, affinché venisse fatta chiarezza e affinché qualcuno si preoccupasse che il CAS venisse gestito in modo corretto, con la presenza delle figure di riferimento necessarie ai ragazzi per arrivare ai permessi. Figure a cui anche noi abitanti potevamo rivolgerci per una civile convivenza. 

Abbiamo atteso tutto questo tempo non per sentirci dare dei “polemici” ma per arrivare a fare chiarezza su tutto ciò che viene nascosto,  sulle motivazioni e sulle valutazioni che sono state fatte per aprire una struttura così grande in un centro così piccolo.

Oggi, dopo due anni e mezzo, finalmente, siamo contenti di sapere che possiamo contare anche sul Comune, che ci ha ascoltato e si è reso disponibile per un incontro con la Prefettura che speriamo avvenga prima possibile 

La nostra unica intenzione è quella di conoscere i fatti e di verificare una volta per tutte che questo CAS sia gestito a norma di legge sotto tutti gli aspetti, sia della gestione che della proporzionalità numerica rispetto al luogo dove si trova.

Alcuni cittadini di San Pellegrino 

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