Barberino e la crisi dell'edilizia. La storia dell'azienda Monterisi © n.c.
Una storia che ha dell'incredibile. é quella raccontata questa mattina (mercoledì 3 luglio) dal quotidiano La Nazione nella pagina del Mugello. E' la storia dell'azienda edile Monterisi; che a Barberino ha realizzato nel 2009 una serie di appartamenti nella zona di Sottocastello.
Oltre quarata appartamenti per un investimento da oltre 15 milioni di euro che sono fino ad ora rimasti fermi (ultimati ma non venduti) per la mancanza di una cassa di espansione idraulica che il costruttore si era impegnato a realizzare ad alcune centinaia di metri dalle case.
Costruzione che sarebbe però stata ritardata dal Comune sia nell'esproprio dei terreni sia nella loro occupazione d'urgenza; il tutto complcato dalla recente inchiesta sull'urbanistica a Barberino.
Cassa alla quale era però legata l'abitalità degli appartamenti; che sarebbero per questo, fino ad ora, rimasti invenduti; con un danno di 6 - 7 milioni di euro per l'imprenditore e un'azienda passata dall'avere 35 dipendenti a vedere lavorare solo, in prima persona, il titolare ed il figlio.
Secondo La Nazione adesso la cassa di espansione sarebbe finalmente pronta, ma intanto è arrivata la crisi del mercato edilizio a rendere più difficile vendere gli appartamenti.
Dall'architetto Paolo Pinarelli riceviamo e pubblichiamo in merito quanto segue:
Mi risulta che non si possa processare due volte qualcuno per lo stesso reato; ma essere indagato (e assolto) per avere favorito un imprenditore, e poi essere accusato di avere danneggiato lo stesso imprenditore... beh, è davvero troppo!
Mi sento chiamato in causa, avendo lavorato per il Comune di Barberino fino al 2009 come responsabile del Servizio assetto del territorio, e dunque avendo seguito fin dall'inizio la vicenda cui l'articolo fa riferimento.
Che, in breve, è questa: nel 2008 il Comune di Barberino elabora una variante urbanistica per l'area nota come "Sottocastello", dove si prevede la nuova scuola materna e una porzione destinata a edilizia residenziale. Le indagini geologiche evidenziano un rischio idraulico, che deve essere prevenuto realizzando una cassa di espansione a monte dell'area interessata.
E quindi si prevede che chi costruirà gli appartamenti realizzi la cassa di espansione a sua cura e spese, mentre al Comune tocca l'esproprio delle aree necessarie.
Quindi patti chiari, fin dall'inizio; ben prima che l'area fosse acquistata dal signore che lamenta "certi metodi". Il quale invece chiede subito di poter iniziare le costruzioni prima che la cassa di espansione sia realizzata, versando calde lacrime sull'investimento sostenuto, i posti di lavoro etc etc. Il Comune acconsente, vincolando però l'abitabilità degli appartamenti al completamento dell'opera.
Lo stesso imprenditore poi presenta celermente i progetti per gli appartamenti, dimenticando però il progetto della cassa d'espansione, senza il quale non si può procedere all'esproprio. Dopo richieste, solleciti, una diffida formale (firmata dal sottoscritto) il progetto arriva, ma è inattuabile; inizia un faticoso iter, che coinvolge anche le autorità competenti in materia idraulica, fino all'approvazione, all'avvio degli espropri e alla realizzazione dell'opera.
Nel frattempo gli appartamenti sono costruiti, ma non abitabili; come era chiaro fin dall'inizio. E quindi, in conclusione i 35 (?) lavoratori possono prendersela soltanto con l'imprenditore, che a quanto pare ha fatto male i suoi conti.
Grazie ancora,
Paolo Pinarelli


