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La Faentina, simbolo di un viaggio senza arrivo: ironia e disagi quotidiani

Il pendolarismo tra Mugello e Valdisieve diventa un'odissea moderna, tra frustrazioni e aforismi ribaltati. La vignetta di Fabio Buffa

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Vignetta Vignetta © Fabio Buffa
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Aggravati dalle avverse condizioni meteorologiche, i problemi della viabilità, stradale e ferroviaria, per i numerosi pendolari di Mugello e Valdisieve, sono aumentanti a dismisura. La scrittrice fantasy Ursula K. Le Guin sosteneva che, “il viaggio, per essere piacevole, deve avere una meta. Eppure la meta non è ciò che conta, ma il viaggio stesso”. Evidentemente la signora Ursula non ha mai timbrato un cartellino. Certo è che non ha mai preso la Faentina, altrimenti i suoi aforismi sui viaggi sarebbero stati scurrili come i dialoghi tra camalli arrabbiati del porto di Livorno.

Anche Pablo Neruda non aveva mai timbrato un cartellino, infatti sosteneva che, “lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso”. Dando retta a questa massima, verrebbe da dire che i pendolari sono destinati a morire, perché, pur salendo su un treno, su un pullman o in auto, rimarranno sempre fermi, in stazione, al capolinea o davanti a una frana. Il saggista Henry Miller invece diceva che, “La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”; infatti, un pendolare, prima di iniziare a viaggiare sui treni, pensa che il posto di lavoro sia il luogo in cui ti guadagni da vivere, invece, appena prendi la Faentina, ti rendi conto che il posto di lavoro è una meta irraggiungibile.

Ma noi ci sentiamo di essere d'accordo con il poeta Paulo Coelho che, dimostrando di aver viaggiato tra Mugello e Valdisieve con treni e pullman, sosteneva che, “Viaggia con la mente, non con il corpo”, perché tanto, tra ritardi, soppressioni, frane e ponti chiusi, solo col pensiero potrai arrivare a destinazione...

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