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Sant'Agostino e San Tommaso. Riflessioni sulla filosofia e 'Il male'

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Sant'Agostino e San Tommaso. Riflessioni sulla filosofia e 'Il male' Sant'Agostino e San Tommaso. Riflessioni sulla filosofia e 'Il male' © n.c.
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Come può un Dio di giustizia consentire le sofferenze degli innocenti? Un nostro lettore mugellano, Marco Nardini, ci invia queste riflessioni in materia di filosofia. Gli diamo spazio e le 'giriamo' idealmente ai lettori in questa domenica pomeriggio di maggio:

Sono state poste queste domande: "Il problema del male in S.Agostino, S.Tommaso, ...", “come può un Dio di giustizia consentire le sofferenze degli innocenti?" Provo a sviluppare il tema. Per Agostino: l'Essere che conta è l'Essere ideale, l'Essere che trascende se stesso e tende a Dio, tramite l'Amore, che aspira alla Grazia divina, mediante un atto di Fede; la Grazia non la si conquista vivendo giustamente; è un dono divino, concesso da Dio secondo il suo imperscrutabile disegno; il peccato originale ha completamente corrotto la natura umana: l'uomo non può salvarsi da solo, gli serve la Grazia, che però è conseguibile solo dopo la morte, e comunque non dipende da lui; il Male non esiste. Esiste solo il Bene, e la carenza di Bene è ciò che a noi appare come Male. In buona sostanza, per Agostino: l'uomo può solo sperare nella Grazia divina, vivere la sua vita terrena nel senso di colpa e di espiazione, facendo del Bene senza aspettarsene un riconoscimento dopo la morte ma solo come "indicazione" della sua possibile Grazia. Per Tommaso: l'Essere che conta è l'Essere reale: l'Essenza dell'Essere (insieme di qualità necessarie: l'uomo in genere) e l'Essere dell'Essenza (l'Essere reale: Tizio). A differenza di Agostino, per Tommaso l'Essere reale e l'ideale cristiano di vita buona sono compatibili; l'uomo non è stato completamente corrotto dal peccato originale. L'uomo, in quanto creato a immagine di Dio, può e deve vivere bene la vita naturale, anch'essa crearura di Dio, e non vivere solo in funzione del dopo morte e privo di responsabilità circa la possibilità di conquistarsi la Grazia. L'uomo è principio delle proprie azioni, è responsabile, le sue azioni, ancorchè condizionate dal rapporto fra virtù (cardinali e teologali) e leggi (eterna, naturale, umana) sono libere; Dio non agisce in modo arbitrario, Dio è la fonte della giustizia, è giustizia, ergo: non può agire ingiustamente; In buona sostanza, per Tommaso: l'uomo è immagine di Dio, la sua vita terrena vale, è libero e deve esercitare questa libertà nell'ambito delle regole morali dettate dalle leggi eterna, naturale e umana. Tommaso sottolinea con forza l'elemento dell'intenzione: un'azione compiuta senza colpa non è un disvalore. Mentre per Agostino il disvalore è in sè in tutte le azioni umane; l'uomo può affrancarsene solo dopo la morte.

 

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