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Ma dove è nato Giotto? Il libro di Nencini, fra verità timori e titubanze

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Ma dove è nato Giotto? Il libro di Nencini, fra verità timori e titubanze Ma dove è nato Giotto? Il libro di Nencini, fra verità timori e titubanze © n.c.
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Non lo nascondiamo che c’era molta attesa alla Casa di Giotto a Vespignano per la presentazione, nel luogo naturale e “natio” (!) di Giotto, del libro edito da Pagliai – Polistampa, autore Riccardo Nencini, Vice Ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture, un libro molto atteso e come abbiamo letto in articoli di presentazione, nei quotidiani, settimanali e mensili, addirittura sconvolgente per quella che è stata la storia vissuta di Giotto, forse nativo di Firenze, forse nativo del Colle e non Vespignano, forse un signorotto e non un pastore, forse chissà quante altre cose, che nel corso di tanti anni eravamo abituati a conoscere sui libri di scuola, o ascoltando in prima persona, quando una gentile e graziosa mamma mentre visitava a Rimini il parco delle “città in miniatura” alla domanda del suo bambino che chiedeva del perché il campanile di Firenze si chiamava Giotto, la mammina rispose, perché in quel posto, sul retro del campanile, venivano fatte le …. matite. Lasciando queste quisquiglie vissute in prima persona e tornando alle cose serie, c’era tanta gente alla Casa di Giotto sabato scorso 15 luglio 2017, per seguire i lavori di presentazione della ricerca storica di Nencini, perché il tema era affascinante, accattivante, molto sentito in loco, ma anche in certi casi anche fuorviante dalla storiografia tradizionale (possiamo dirlo?), dato che alcuni amici scrittori ed amanti del luogo natio di Giotto, senza se e senza ma, avevano dato forfait. E questo non solo sabato scorso dell’anno 2017, in quel di Vespignano ma anche nei tempi andati in altri luoghi e in similari situazioni; basta leggere i giornali dell’epoca e i libri e libretti scritti all’uopo. Coordinatrice la nostra Paola Leoni, sia il presidente dell’associazione “dalle Terre di Giotto e dell’Angelico” Giuliano Paladini, sia il sindaco di Vicchio Roberto Izzo, hanno messo subito i puntini sulle “i”, nel senso che il corso della storia non si cambia: Giotto è di lì, punto. Dopo l’intervento del dott. Leonardo Manfriani Vice Direttore Generale della Banca di Credito Fiorentino, istituto che ha contributo per la stampigliatura del libro (era presente anche l’editore, il caro amico da 40 anni Mauro Pagliai), ha portato i saluti del Presidente del C. d’A. dott. Paolo Raffini, quindi la prof.ssa Anna Benvenuti, medievista, nel suo intenso intervento ha condotto i presenti all’interno di quel secolo dove vide la luce Giotto (1276? Forse prima 1267?), in tutti i suoi aspetti storici, architettonici, sociali, civili, religiosi, che hanno caratterizzato quel nebuloso periodo. L’atteso intervento di Nencini non si è fatto attendere; dati alla mano, documenti sotto gli occhi, dopo ricerche meticolose e minuziose, ha ripercorso la storia vissuta della famiglia di Giotto; il nonno, il padre Bondone (fabbro), proprietario di terre ed abituri nel Mugello nel popolo del Colle, Giotto, l’abitazione in Firenze, nel Mugello, sempre al Colle, le proprietà, la moglie, i figli, i generi, le nuore, i nipoti (non stiamo qui ad elencare i loro nomi di battesimo), il tutto corredato da atti notarili dell’epoca, stroncando ovviamente la favola che Cimabue incontrasse Giotto sul ponte dell’Ensa a Mattagnano a dipingere una pecora su una pietra ( basta con queste favolette, scrisse don Lino Chini nel 1875 e il prof. Baccini nel 1892 - nda), il suo percorso, le sue innumerevoli opere d’arte sparse in tutta Italia, la sua vita, fino a quel 1337 anno della sua morte avvenuta in via del Cocomero (attuale via Ricasoli), dove si nota quel bellissimo tabernacolo delle dette tre Lampade) e la sua sepoltura in Santa Reparata. Questo in brevissima sintesi (ma davvero breve), di quello che abbiamo ascoltato in un silenzio assordante sotto un cielo sfavillante di stelle lucenti, ma Nencini si è anche lungamente soffermato su quel dipinto “Il miracolo della sorgente”, che si ammira nella Basilica Superiore di Assisi, dove Giotto ritrasse San Francesco sopra un costone roccioso. E qui le congetture si sprecano: l’analisi della situazione stradale fra la fine del ‘200 e il ‘300 (per modo di dire, eran tutti viottoli!!), e ben spiegate da Nencini; Giotto andando a Rimini si trovò a dover passare il Rovigo, il freddo torrente del Santerno ? Vide la cascata del Rovigo? Chissà. Anche alla Verna ci sono costoni rocciosi e torrenti similari al Santerno. Poi il finale: Giotto non sappiamo ancora con certezza dove esattamente sia nato, la documentazione non è ancora sufficiente: sospiro di sollievo ed applausi. Che dire ancora sul libro di Nencini. Intanto, che chi ha creduto sostenesse la tesi, diciamo così, fiorentina, evidentemente non lo ha letto, tanto meno la frase chiave a pagina 49: “Resta il fatto che il legame di Giotto con il borgo mugellano è stretto al di là di ogni dubbio e al di là delle origini.”. Il Prof. Marco Pinelli, nel volume sul Colle di Vespignano cui anche noi abbiamo contribuito, conclude la sua aggiornata ed esauriente monografia su Giotto esprimendo esattamente lo stesso concetto. Nel nostro piccolo, senza lauree, dottorati e docenze, ma da semplici appassionati della storia mugellana, sono anni che leggiamo avidamente un libretto originale datato 1776 di autore ignoto sulla storia di Giotto che trovammo in un bancherello, quindi il libro sulla storia di Giotto di Padre Lino Chini edito nel 1875 ( non la storia monumentale del Mugello, questa è un’altra pubblicazione), quindi la straordinaria querelle nel 1892 (vedi il Messaggero del Mugello), del prof. Francesco Baccini, di Barberino di Mugello, apprezzato e stimato storiografo del territorio (1848-1920), funzionario del Regio Archivio di Stato, che ebbe con uno storico fiorentino (Jodoco Del Badia) il quale in una rivista scrisse che Giotto era nato a Firenze, senza nessuna prova, Baccini lo stroncò con citazioni, documenti, atti notarili, notizie biografiche e genealogiche e quant’altro, tutte tratte dall’archivio dove prestava la sua opera. Praticamente molte delle quali sono inserite nel libro di Nencini. Per ragioni anagrafiche ovviamente il Baccini le consultò e le trascrisse 125 anni orsono e il Chini 140 anni fa. Non per ultimo i due splendidi cataloghi editi nel 1937 in occasione del 600° anniversario della morte di Giotto.   Il catalogo mugellano (Edizioni Mazzocchi-1837 –XV), ebbe la collaborazione di Gino Altoviti (presentazione), Mario Salmi (lo stile di Giotto), Ugo Procacci (la Patria di Giotto), Giorgio Castelfranco (il colore di Giotto), Filippo Rossi ( la data della Cappella del Podestà), Guido Mazzoni ( Giotto visto da Gaspare Gozzi), Siro Mennini (un amico di Giotto e del Boccaccio), Giuseppe Tei (la chiesa di San Martino a Vespignano), Ferruccio Ulivi (Giotto mugellano), Augusto Nencetti (Giotto ed il Mugello), Mario Bini (Andrea del Castagno), Orazio Belli (Beato Angelico), Marino Becchi (la poesia di Giotto). L’altro catalogo, quello fiorentino, si avvalse delle penne degli stessi Mario Salmi e Filippo Rossi, quindi Roberto Salvini, Odoardo H. Giglioli, Nello Tarchiani e Alfredo Lensi; in questo secondo catalogo c’è anche la fotografia d’epoca della Casa al Colle dove si dice - è ormai appurato - nacque Giotto. Che dire ancora? Bene ha fatto Nencini in questo significativo anniversario a riproporre nel suo libro storie edite ed inedite, fatti conosciuti e sconosciuti del nostro grande conterraneo, poiché vanno ad arricchire la copiosa secolare biografia di un personaggio che ha al suo centro, senza ombra di discussione, il “cuore” e la “radice” del Mugello. Leggo sul “Sole 24 Ore” di domenica 16 luglio 2017) che a settembre l’Associazione “Mugello Mediceo” (una delle tre similari associazioni fondate in loco dopo “Mugello Culla del Rinascimento” e “S.t.a.r.e.”), un grande convegno al Teatro Giotto di Vicchio di Mugello con la partecipazione di illustri personaggi dell’arte, della storia, della cultura. Per solo bene della storia e della nostra mugellana terra, ben venga tutto. Ne riparleremo, così ne riparleremo di un convegno su Giosuè Carducci (prim’attore sulla realizzazione della statua di Giotto nel 1901), a cura del Comitato Mugellano e della Val di Sieve per i Valori del Risorgimento ( ne facciamo parte anche noi), che dovrebbe aver luogo sempre a Vicchio il 20 settembre 2017 in occasione della data della breccia di Porta Pia ( 20 settembre 1870). La storia ritorna, sempre, immancabilmente, alla faccia di coloro che la vogliono sempre chiudere in cantina. (Archivio storico e foto A.Giovannini - Foto M. Baroncini)

 

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Commenti 3
  • CARLO

    Io voglio continuare a credere che Giotto sia nato nel Mugello, a Vespignano, al Colle non importa. Giotto nostro e non ce lo toglier nessuno

    rispondi a CARLO
    mer 19 luglio 2017 09:21
  • Teresa

    Complimenti per questa bella storia mugellana

    rispondi a Teresa
    mar 18 luglio 2017 05:16
  • LUIGI

    Ho letto il libro di Nencini. Se ne pu discutere. Recensione di Giovannini perfetta.

    rispondi a LUIGI
    mar 18 luglio 2017 04:43