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L'Outlet e il lavoro. Una lettera risolleva il tema. Parliamone, di domenica

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«Non ho nessun fine recondito, né nulla da guadagnare in questa faccenda. Sento solo "il clima" generale, e poi sono un attento osservatore delle notizie del territorio». Comincia così la lettera arrivata in redazione da un lettore riguardo presunte criticità sulla situazione occupazionale dell' Outlet di Barberino. Si auspica un miglioramento per «le condizioni lavorative dell'Outlet, sia dal punto di vista dell'organizzazione interna, sia da quello più squisitamente inerente ad atteggiamenti di poco rispetto personale che sempre di più si riscontrano in molti negozi, nei confronti dei dipendenti». E si risolleva un tema che, negli anni scorsi, ha fatto molto parlare il Mugello. Quello delle condizioni e della precarietà del lavoro, che (per la verità) è comune anche ad altre situazioni esterne all'outlet. E la lettera ci offre, quindi, l'occasione per riparlare di un tema sentito. Quindi se l’investimento della McArthur Glen, per molti, significa sicurezza di un lavoro stabile al riparo dalle intemperie della crisi, per altri ci sarebbe il rovescio della medaglia. Il nostro lettore riflette sul fatto che la struttura verticistica dell’ Outlet, dove ogni negozio (grande o piccolo che sia) si autogestisce per poi rendere conto all’amministrazione centrale, porterebbe con sé alcune difficoltà. In particolare forzature nella durata e nella frequenza dei turni lavorativi: non sarebbe raro, cioè, essere chiamati sette giorni su sette e fare straordinari non retribuiti. L'instabile situazione occupazionale del Mugello e la necessità di un impiego costringerebbero non pochi dipendenti – specie quelli precari – a diminuire la propria forza contrattuale nei confronti dei datori di lavoro. Meno discrezionalità nel rivendicare trattamenti migliori in cambio della promessa di non essere sostituiti, ritrovandosi disoccupati. OK!Mugello, per verificare se la situazione sia davvero ancora così, ha posto alcune domande al coordinatore della Cgil del Mugello, Paolo Aglietti. Secondo il quale i problemi non riguarderebbero casi isolati ma sarebbero da generalizzare. «Noi possiamo anche sollevare il problema - sottolinea - ma certo anche la politica potrebbe e dovrebbe essere parte in causa». Per Fabio Fantini della filcams Cgil, ci sarebbe in primis «da superare una sorta di ritrosia nell’impegnarsi in blocco, anche da parte degli stessi dipendenti». Perché senza pressioni ognuno continuerà ad agire nel proprio interesse. Alla fine del 2013, l'Outlet rappresentava l'azienda più sviluppata sul territorio con 700 dipendenti, di cui il 70% mugellani. E i dati più recenti, resi noti dalla Centre Manager Chiara Bellomo, dopo 10 anni di vita, parlano di un fatturato in costante aumento e «Performance da record». Rimarrebbero però alcune criticità, nonostante i cambiamenti degli ultimi 3 anni a seguito delle polemiche per le rivendicazioni avanzate e dei successivi accordi nel 2013. Un ex-dipendente precisa: «Si cerca di far passare un messaggio di perfezione, spesso alterando parzialmente le cifre dei ricavi e dei visitatori. Lì dentro, però, la situazione non è per niente ottimale». Nell’Outlet delle eccellenze, dunque, non tutti i nodi del passato sono venuti al pettine.

 

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