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La guerra, il Mugello e la memoria. Parliamone, di domenica

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Ma cosa è veramente la cosiddetta “Memoria”? Vocabolo spesso usato impropriamente, tirato per le “vocali”, all'occorrenza dimenticato? Secondo il buon Zingarelli, psicologicamente, questa nient'altro è che: “La funzione generale della mente, consistente nel far riconoscere l'esperienza passata, che attraversa le quattro fasi di memorizzazione, ritenzione, richiamo, riconoscimento”. Detta così sembra una cosa semplice, elementare. Eppure chi più, al giorno d'oggi, ricorda di ricordare?  Eppure con questa parola, qualche volta usata per fare i complimenti agli elefanti, si nobilitano trattati egocentrici, sentimenti nostalgici, appunti scolastici, monografie inerenti ad argomenti specifici. Antonio Margheri, dal 1995 al 2004 Sindaco di Borgo S. Lorenzo, attualmente, ma penso che questa passione l'abbia sempre avuta, ha messo le sue abilità al servizio della ricerca storica. Ricerca con la lettera maiuscola, attuata con metodi meticolosi, attenti, comparativi. Margheri non ha voluto, e di questo ci complimentiamo, tenere il tutto per se, ma, al contrario, ultimamente ha deciso di dare alle stampe un agile testo: poco più di 115 pagine, intervallate da interessanti immagini - per lo più offerte dal nostro “immemore” Aldo Giovannini - per i tipi delle edizioni Noferini, lungimirante casa editrice locale, dal titolo emblematicamente chiaro: ”Dio e Patria nel Mugello, le Memorie di Antonio Pini prigioniero nella Grande Guerra”. Nell'occasione delle celebrazioni dei Cent'anni dall'inizio della Prima Guerra Mondiale, Antonio Margheri - dicevamo - ha ritenuto giusto condividere coi suoi conterranei e non solo, un importante “Diario”, conservato dagli eredi di un celebre personaggio Borghigiano: Antonio Pini, appunto Classe 1885, credente convinto e cattolico attivo, richiamato dal Mugello in quello che fu definito il primo conflitto mondiale, quella guerra terribile la vide veramente ed in quei frangenti venne fatto prigioniero dagli Austriaci. Internato, dopo la tragica disfatta di Caporetto, in alcuni campi di prigionia  austriaci (tra i quali il poi tristemente celebre Mauthausen) il Pini, di quei giorni volle lasciare un “ricordo” da trasmettere ai suoi discendenti. Una sua nipote, Daniela, capita la singolarità di quello che aveva ereditato, ha voluto con affetto trascriverlo e  rendere partecipe di questo Margheri, che - a ragione - lo ha inserito in una trattazione storiografica di più ampio respiro, dove le vicissitudini di Pini si contestualizzano in un tutto più articolato e dove le trattazioni politico/sociali legate agli anni della Grande Guerra in Italia, sono relativizzate alla propaganda attiva nel Mugello (quando  il popolo visse - non sempre passivamente - decisioni governative e informazioni dal fronte). Il tutto si accompagna alla narrazione del ruolo avuto, in quei difficili momenti, dalle gerarchie ecclesiastiche, dove i poveri “curati” di campagna si fecero forieri di idee, aiuti, incitamenti per chi era lontano al fronte e per le famiglie che rimanevano a casa, non senza critiche ed incomprensioni. Antonio Margheri - da storico - per la sua ricerca ha, oltre a documentarsi su vari trattati, attuato uno spoglio quasi maniacale dei quotidiani mugellani editi in quei lontani periodi (tra tutti spicca il “Messaggero del Mugello”) grazie ai quali sembra di “intravedere” meglio i diversi stati d'animo, impressioni, fatti degni di considerazione o meno e semplici curiosità del periodo. Il testo, corredato da note esplicative e bibliografiche, ci introduce in riflessioni da non sottovalutare, in punti di vista seri ed imparziali di una storia che dovrebbe, il condizionale, purtroppo, è d'obbligo, essere comune. Antonio Margheri, generoso, nella consapevolezza dell'estrema difficoltà di reperire un opuscolo, scritto da Francesco Niccolai (grande e dimenticato protagonista della storiografia mugellana)  nel 1928 per la Tipografia Mazzocchi (“Il contributo di sangue del comune di Borgo S. Lorenzo alla Grande Guerra”), lo ha inserito all'interno della sua fatica. Questo, a parer mio, per dare un'ulteriore spinta alla ricerca storiografica del territorio. Insomma, un libro da far leggere ai ragazzi delle nostre scuole. Per non dimenticare mai. Un'ultima cosa: mi perdonerete se vi rubo ancora del tempo, ma all'inizio di questo scritto mi chiedevo cosa fosse la “Memoria”. Ecco, la memoria potrebbe essere anche questo: il riportare alla luce vicende di vita che andrebbero inevitabilmente perdute, con grave danno per tutti noi che, credetemi, dalla lettura, per esempio di queste pagine, potremo renderci conto di chi siamo i figli, e di chi, ai giorni d'oggi, si stia ignorando l'eredità morale.

 

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