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Ballottaggio e disillusione: le critiche alla classe politica italiana

Antonella collaboratrice di molte testate nazionali e internazionali è un ex dirigente regionale toscana di Forza Italia ed ex responsabile...

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Antonella Gramigna Antonella Gramigna © Facebook
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Abbiamo il piacere di condividere con i nostri lettori la riflessione, dopo la tornata di ballottaggi alle elezioni amministrative 2024, di Antonella Gramigna collega esperta in comunicazione politica.
Antonella collaboratrice di molte testate nazionali e internazionali è un ex dirigente regionale toscana di Forza Italia ed ex responsabile dipartimento Made in Italy e ci offre una visione critica analitica della situazione politica regionale e nazionale che emerge, 
 

La recente tornata di ballottaggi ha messo in luce una serie di errori, le cui conseguenze sono state avvertite tanto a livello politico quanto a livello sociale.
Questi errori hanno inciso profondamente sulla capacità di conquistare l'elettorato e di consolidare il consenso politico del centro destra. Una schizofrenia se ci riferiamo alle recenti elezioni europee, rispetto alle amministrative.
I dati vengono esattamente ribaltati: in un Paese dove c’è stata una ascesa del centro destra, perde esattamente il centro destra. E di contro risale il consenso della sinistra. Oggi governa più città di ieri.
Come è possibile questo?

È possibile se si tiene conto di fattori che, rispetto alle europee, riguardano esattamente il rappresentante della propria città, colui o colei che riveste maggiore fiducia dei cittadini.
Possiamo dire che, a differenza dei rappresentanti del parlamento europeo, che sono più legati al trend nazionale di partito, i sindaci vengono percepiti come legati ai territori, alla gente, ai loro bisogni e loro realtà.

La scelta del candidato politico per le elezioni è un processo di fondamentale importanza che può influenzare profondamente il futuro di una regione o di una città.
Questo atto non solo determina chi sarà alla guida, ma anche quale visione, valori e politiche verranno promossi nei prossimi anni.
Diciamolo, non sempre questa scelta viene fatta considerando il valore della persona ma i “dictat” dall’alto, le imposizioni dei vertici politici che per mere necessità di accordi con le coalizioni, o mancanza di classe dirigente capace, si adegua al “meno peggio”. Diciamo che, pur consapevole, si adegua.

Questa strategia non solo ha eroso la fiducia degli elettori, ma ha anche alimentato un clima di cinismo e disillusione nei confronti della politica.
Gli elettori cercano candidati autorevoli, che possano offrire soluzioni concrete, che siano frutto di una scelta politica capace di scovare i migliori.

Prima i contenuti, possiamo dire, poi i candidati giusti a portarli avanti. E per quanto riguarda il centrodestra, che già governa bene alcuni territori e al tempo stesso non riesce ad affermarsi ancora in altri, deve fare una riflessione serena ma rigorosa sulle sconfitte subite, per costruire e non demolire.

Le alleanze politiche formate da alcuni candidati si sono rivelate controproducenti. In effetti, è così.
Accordi con partiti o figure controverse, o con posizioni politiche troppo divergenti, hanno confuso e alienato l’elettorato. Gli elettori percepiscono le alleanze come opportunistiche se non sono basate su valori e obiettivi condivisi.
Invece di concentrarsi su proposte costruttive, taluni candidati hanno scelto di adottare campagne negative, basate su attacchi personali contro gli avversari. O peggio, non hanno abbastanza coraggio di dire ciò che pensano. Ciò che davvero è possibile o meno.
I cittadini sono stanchi di slogan, desiderano soluzioni, impegno, coerenza. Coerenza, si.
Questo approccio non solo abbassa il livello del dibattito politico, ma spesso risulta controproducente, facendoli apparire come polemici e privi di una visione positiva per il futuro.

Un altro errore comune è stato sottovalutare l'importanza di mobilitare l'elettorato. La bassa affluenza alle urne è spesso il risultato di una mancanza di entusiasmo e di coinvolgimento da parte dei candidati. Non riuscire a energizzare la base e a incoraggiare una partecipazione attiva può portare a risultati deludenti.
Inoltre, serve costruire una nuova classe dirigente, capace, dialogante e costruttiva, non una “ ridotta” di improvvisati o peggio, di raccomandati in cerca di lavoro.

Se per un attimo ci voltassimo indietro, capiremmo quanto siamo caduti in basso.
Riflettere su questi errori è fondamentale per migliorare le future strategie elettorali e ristabilire un rapporto di fiducia con gli elettori. Che è la cosa fondamentale.
Senza fiducia resta solo una piccola minoranza di “ debitori” di cartello, che anche senza troppo desiderio, quella croce la devono fare. Per forza. Ma non è più democrazia. È altra cosa.
Antonella Gramigna

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