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1800. C'era davvero il Prete che sposava gay in Mugello? Ricerca storica...

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1800. C'era davvero il Prete che sposava gay in Mugello? Ricerca storica... 1800. C'era davvero il Prete che sposava gay in Mugello? Ricerca storica... © n.c.
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I risultati cui è giunto Aldo Giovannini (storico del Mugello e nostro prezioso collaboratore) dopo un'attenta ricerca storica sulle tracce di questo 'fantomatico' sacerdote. Un'analisi che, con rigore storico, ma anche con tatto  e delicatezza umana, cerca di capire quanto ci sia di vero nella storia raccontata nel docu - film presentato nei giorni scorsi a Firenze. Come sempre buona lettura (Nicola Di Renzone):

Abbiamo letto con particolare attenzione ed altrettanta curiosità alcuni articoli su quotidiani e siti web, la storia, poi divenuta un film (regista Matteo Tortora: “ Ubi tu gaius ego gaia”), che è stato presentato in anteprima al Cinema Odeon di Firenze, relativo a fantomatici matrimoni fra omosessuali con rito cattolico celebrati da un prete (seconda metà dell’800), citato con tanto di nome (don Riccardo Spanò), con il beneplacito dei fedeli della sua sperduta parrocchia (dove?), in un luogo denominato “Malarocca” (Mugello, Alto Mugello, ma! Non si sa!), ma questo per molti conta poco, basta inserire il tutto in una miscellanea di film “lesbo, gay, bisexual,trans gender, etc,etc”, pur di scrivere una storia che secondo il nostro pensiero non regge.

Regge semmai che i gay, purtroppo, sono stati discriminati in tutti i tempi e in tutti i luoghi, raggiungendo il massimo nel secolo scorso quando nella Germania nazista e nell’ Unione Sovietica comunista, nei lagher e nei gulag, questi poveretti insieme agli ebrei, trovarono in migliaia una orribile morte. Ma a parte questa amnesi storica, doverosa come è nostro costume, siamo andati ad aprire gli archivi, non quegli di Stato, ci mancherebbe, (non siamo ne Prof., ne Docenti, solamente appassionati), ma quegli in loco, popolari e popolani,  sufficienti però a dipanare una matassa di vita vissuta, nel tentativo cioè di venire a conoscenza, se realmente esisteva una parrocchia detta “Malarocca”, e che il prete si dilettasse a sposare omosessuali, in un periodo talmente severo e rigido di costumi come l’800, ancorato all’Enciclica  “Quanto conficiamur ” di Pio IX°.

Nel Mugello e nell’Alto Mugello compreso il marradese e il palazzuolino che confinano con la Diocesi di Faenza e Modigliana, non esiste il toponimo “Malarocca”, ne sulle carte topografiche moderne, ne sulla carte d’inizio ‘900, ne tantomeno sulle carte Topografiche “Leopoldine” del 1823, dove i cartografi del Granduca Leopoldo di Toscana, ricordati meticolosi fino all’eccesso, segnavano e scrivevano anche i nomi delle case coloniche, figuriamoci una chiesa piccola o grande che sia.

Esistono alcuni toponomi di casali e cascine detti “La Rocca”; eccone alcuni: La Rocca sopra Gattaia in comune di Vicchio; La Rocca sopra la Chiesa di San Cresci in Valcava nel comune di Borgo San Lorenzo; la Rocca sopra la Villa di Campestri in comune di Vicchio di Mugello; La Rocca  sopra Misileo nel Marradese; La Rocca una colonica sul Passo del Giogo in comune di Scarperia e una antica Rocca degli Ubaldini ridotta ormai a sassi cadentio, nel firenzuolino denominata la Rocca di Monte Coloreta. “Malarocca” insomma non esiste proprio. Chissà dove ha preso questo toponimo il Corriere Fiorentino.

Esiste però una Chiesa, scomparsa da tanti anni, forse più di un secolo, denominata San Michele alla Rocca posta fra Riocesare e Salecchio nel palazzolese ma nella Diocesi di Faenza; il sacerdote che era parroco dal 1845 al 1880 si chiamava don Domenico Malavolti e il suo successore che fu parroco fino ai primi del ‘900, si chiamava don Egidio Chiasserini; abbiamo perso una giornata a leggere, uno per uno, tutti i nomi dei sacerdoti che hanno operato in questi anni in tutto il territorio mugellano ed oltre (“Le Chiese dell’Arcidiocesi di Firenze”. Autore don Luigi Santoni - Anno 1847), ma di don Riccardo Spanò nemmeno l’ombra.

Solo negli anni ’60 del ‘900 un certo don Spanò fu parroco a Badia a Ripoli; presumiamo che non sia questo citato in questa grottesca storia, altrimenti avrebbe avuto 160 anni! Più di Matusalemme! Abbiamo aperto i diari manoscritti  (non libri stampati) in nostro possesso da tanti anni: il primo di don Giotto Ulivi ( Borgo San Lorenzo gli ha dedicato prima una strada e poi il Liceo, essendo stato eroe risorgimentale e scienziato d’apicoltura), che fu seminarista a Firenzuola e del suo amico e conterraneo don Lino Chini, il grande storiografo del Mugello (anch’esso insignito di una piazza), e nella lunga trafila dei sacerdoti conosciuti e citati in Seminario sia in Firenze che a Firenzuola - seconda metà dell’800 -  ce ne sono tanti e poi tanti, ma don Riccardo Spanò nemmeno l’ombra.

Ma! Abbiamo sotto gli occhi i “Cronicum”, cioè i diari manoscritti dei sacerdoti di quello che accadeva nelle loro parrocchie e anche fuori parrocchia; mai una volta abbiamo letto, fra le centinaia di piccole storielle e citazioni (quante cose inedite, simpatiche, drammatiche, curiose, che ci sono state!!), ma di questi episodi niente, poichè se realmente venivano uniti in  matrimonio gli omosessuali figuriamoci un po quello che avrebbero detto e scritto. Una volta un vecchio prete (…omissis), quando morì un nobile proprietario della sua parrocchia (1892), non ebbe esitazione a scrivere sul “cronicum”, che “era un debosciato e invece di fare delle opere di bene, e di vivere da buon cristiano, si dedicava alle giovani contadine….!”.

Non sappiamo cosa questa vecchia zia, abitante a Borgo San Lorenzo abbia raccontato, può darsi sia vero, può darsi che in un periodo di forte acceso anticlericalismo qualcuno si divertisse a raccontare questa storia per denigrare la Chiesa (non certo priva di colpe, giammai!), altrimenti bisogna ricordare a detta del “popolino” che a Villore a metà ‘800 era nato un vitello mezzo toro e mezza mucca,  a La Torre fra San Piero e Borgo,  il “ganga” (un certo Niccoli) a fine ‘800 aveva catturato in  Sieve una lontra con tre teste e due code, ad Orticaia sopra Dicomano si vociferava che viveva in un casale sperduto un uomo con le corna e la coda e via via discorrendo. Non ancora paghi abbiamo aperto e riaperto quattro grossi tomi sulla storia ufficiale del Mugello, Alto Mugello e Santerno; ecco “ La Storia del Mugello” del Brocchi (1748), il  “Dizionario Corografico della Toscana” del Repetti” (1855), quindi la “Guida Illustrata” di Francesco Niccolai (1914),  ma più che altro il dizionario “Biografico Storico del Comune di Firenzuola” del Sacerdote don Stefano Casini (1914), all’epoca parroco di Santa Maria a Fagna ( don Casini nei suoi tre tomi  ricorda centinaia di preti. Don Spanò nemmeno l’ombra), e non per ultimo il bellissimo libro storico sul territorio di Palazzuolo sul Senio (2003) del compianto ex sindaco e caro amico Roberto Campomori. Niente di niente: ne “Malarocca” ne “don Spanò”.

Niente nemmeno sul Messaggero del Mugello, settimanale che scriveva di tutto, anche se un contadino era caduto da un ciliegio a Brancabalardi! Un momento; il nostro scritto e la nostra ricerca non è Vangelo, poiché nonostante tanta fatica, dilettandoci volentieri a fare questa ricerca (quante cose in più siamo venuti a conoscenza e che ci erano sfuggite), qualcuno ci porta a “Malarocca” e si ritrova la chiesa dove era parroco questo don Riccardo Spanò, ci andremo volentieri e ne saremo felici, poichè con la storia bisogna stare attenti, non si scherza, torna sempre a galla a raccontarci  quelle che sono state le menzogne e le verità. Nessuno, dico nessuno, si deve considerare immune! Tutta questa “querelle”, anche simpatica del resto, ovviamente non scalfisce minimamente, senza se e senza ma, il nostro profondo e incondizionato rispetto verso coloro che vivono questa realtà, poiché il nostro scritto non è certo rivolto contro gli omosessuali, ci mancherebbe anche questa; ne abbiamo conosciuti tanti in 40 anni di attività lavorativa o nella vita normale di tutti i giorni; cari amici, bravissimi, generosi, educati, religiosi, colti, di assoluto livello culturale, impegnati nel volontariato e quant’altro. L’unica cosa che mi dispiacerebbe in questo documentario, è che venisse offesa la nostra terra, se  davvero il  racconto fosse una bufala, come ne venivano raccontate a iosa durante le “veglie”, davanti a generosi fiaschi di buon vino rosso.
(Aldo Giovannini)     

Foto 1 (in alto): Foto famigliare con alcuni sacerdoti; il primo a destra è don Pietro Alessi (1877- 1946) in età giovanile, parroco per 30 anni della Chiesa di Sant’Ansano a Monteaceraja.

Foto 2 (qui sopra): Don Lino Chini (1832-1902), lo storiografo del Mugello con la sorella Sabina. 

Foto 3: Una eccezionale immagine iconografica di fine ‘800. Alcuni giovani sacerdoti del Seminario di Firenzuola mentre pregano  davanti  ad un Cippo della Via Crucis  sui contrafforti appenninici nel Santerno. (Dizionario biografico geografrico storico del comune di Firenzuola del sacerdote don Stefano Casini. Volume I° – 1914)

Foto 4: Un matrimonio fra donne in Svezia. (Foto di repertorio)

 

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Commenti 11
  • Mauro

    Ma allora non risponde nessuno degli interessati! C'era o non c'era questo prete. Siamo in trepida attesa del responso.

    rispondi a Mauro
    mar 12 novembre 2013 05:57
  • aldo

    Brevemente per ringraziare i tanti lettori che hanno scritto sul Sito O.K! Mugello o coloro che mi hanno scritto direttamente o telefonato (tanti). Ho cercato nel mio piccolo con semplicit di districare questa matassa, restando per in attesa che qualcuno mi porti davvero a Malarocca e che mi porti in visione i registri del prete dove venivano segnati gli atti di matrimonio. Questo il vero punto focale della vicenda. Ancora grazie

    rispondi a aldo
    dom 10 novembre 2013 07:32
  • carlo

    Mi trovo a New York da una settimana e ho letto con interesse e divertimento il tuo "pezzo" sul prete mugellano che sposava i gay e la tua dotta ricerca attraverso due secoli. Complimenti : si tratta di un soggetto di grande attualit e tu lo hai sviluppato con il tuo solito tatto e finezza. Cari saluti Carlo

    rispondi a carlo
    dom 10 novembre 2013 07:25
  • piera

    signor Aldo, guardando la foto di don Lino Chini forse fu la sorella Sabina, ad essere scambiata per un uomo! eh...eh.. che ne dice? N.B. Risposta di Aldo Giovannini Oddio questa veramente bellina,una conclusione la sua simpaticissima!

    rispondi a piera
    dom 10 novembre 2013 09:49
  • cesare

    complimenti per l'obbiettivit e sensibilit che ha portato ad approfondire con correttezza un soggetto cinematografico da definirsi "delicato" L'approfondimento nella ricerca, pi consistente di molte Tesi universitarie e svolta su testi pi che attendibili, scritto col solito linguaggio coinvolgente - se mi consente semplice - ma che si legge con interesse crescente e senza alcuna difficolt; e soprattutto concluso con massima correttezza.

    rispondi a cesare
    sab 9 novembre 2013 11:20
  • Paolo

    Una vera lectio magistralis per tutti da parte del nostro amico Aldo il quale, senza entrare in polemiche di sorta n pretendere di avere la ragione in tasca, ha svolto una indagine di un'accuratezza e un rigore esemplari.

    rispondi a Paolo
    sab 9 novembre 2013 05:52
  • PIER TOMMASO

    Per Aldo Giovannini ci vorrebbe una Laurea Honoris causa, complimenti per il rigore e la seriet della ricerca!

    rispondi a PIER TOMMASO
    sab 9 novembre 2013 03:46
  • Marisa Mazzoni

    Aldo GIOVANNINI talmente competente e conoscitore della storia della nostra terra che pu permettersi di commentare qualsivoglia fatto con nomi, eventi, cronache, pettegolezzi, vita e quant'altro, di tutti i tempi. Il suo archivio storico incredibilmente grande e ben organizzato, un vero e importante patrimonio storico per il Mugello. Quindi, le sue risposte cos appassionate e documentate, non possono essere che verit. Grazie Aldo per quello che fai. Una vecchia amica.

    rispondi a Marisa Mazzoni
    sab 9 novembre 2013 02:18
  • GIOVANNI

    HA RAGIONE IL DOTT. NICOLA DI RENZONE A SCRIVERE LA DELICATEZZA FINALE DI QUESTA RICERCA STORICA DA PARTE DELLO SCRITTORE MUGELLANO, NON TUTTI LO AVREBBERO SCRITTO. GRAZIE E COMPLIMENTI ALLA REDAZIONE ED AI SUOI COLLABORATORI.

    rispondi a GIOVANNI
    sab 9 novembre 2013 01:35
  • gilberto

    FORSE SAREBBE STATO MEGLIO SE IL REGISTA FOSSE ANDATO PIU' A FONDO STORICAMENTE PARLANDO DI QUESTA MEZZA BUGIOLA. PENSO CHE IL SIGNOR GIOVANNINI CON LA SUA PROVERBIALE GENTILEZZA GLI AVREBBE FORNITO MATERIALE A IOSA. SALUTI

    rispondi a gilberto
    sab 9 novembre 2013 11:34
  • carlo

    quando scrissi che il signor Giovannini ce l'avrebbe fatta a dipanare questo caso, avevo visto giusto. Grazie di questo spaccato della nostra storia,ormai dispersa ma tornata viva e presente, con tanto di verit.

    rispondi a carlo
    sab 9 novembre 2013 09:07